~ ..la Volpe Funambola ammazzaprincipi.. ~
~ Fragile ~

"...Sometimes it feels it would be easier to fall
than to flutter in the air with these wings so weak and torn..."

Original Blog -> Nepenthe


- EviLfloWeR -

* photos on flickr *
Lunacy 2 - Lunacy 3 - Lunacy 4
Lunacy 5 - Lunacy 6 - Lunacy 7 - Lunacy 8
Lunacy Ph

"Do asilo dentro di me come a un nemico che temo d’offendere,
un cuore eccessivamente spontaneo
che sente tutto ciò che sogno come se fosse reale;
che accompagna col piede la melodia
delle canzoni che il mio pensiero canta,
tristi canzoni, come le strade strette quando piove.
"

- F. Pessoa -

~ REMEDY LANE ~

- We’re going nowhere...All the way to nowhere –



"Forse sono l’uomo con le leggendarie quattro mani
Per toccare, per curare, implorare e strangolare.
Ma io non so chi sono,
e tu ancora non sai chi sono..."

F. R.

sabato 31 dicembre 2011

Bye. Die. (2011)



Ci siamo: altri dodici mesi trascorsi per far cambiare una cifra su un calendario. Da domani tutto sarà esattamente lo stesso, ma la consapevolezza di una consuetudine umana mi farà sentire di un anno più vecchia.
Ma io amo le ricorrenze, adoro le date, i cicli, gli eterni ritorni. Mi piace osservare la mia vita nel tempo e piantare qua e là qualche paletto con nomi e fotografie.
Sono piena di ricordi, così piena da esser sul punto di vederli straripare. E per stare al passo con la mia memoria riempio anche il presente, lo inondo di nuove possibilità e sensazioni mai provate, lo invento a mia immagine e somiglianza andando a pescare là dove non sono mai stata.

Me lo ricorderò questo 2011.
Un anno pieno di lapidi e di nuovi semi piantati. Di dolore indescrivibile e di gioie sconosciute.

Ricordo ancora come è iniziato: all’insegna di una sbronza colossale in un ristorante a Lucca. Non avevo propositi né volevo domandarmi cosa mi avrebbe portato il nuovo anno. Mi interessava soltanto smettere di pensare. Eppure ricordo di essere stata felice, in qualche modo assuefatta alle mie abitudini.

Vivevo di angosce, di frustrazioni, di enormi dubbi che sapevo diventare sempre più grandi eppure evitavo di risolvere. Perché c’erano sempre quei momenti in cui mio sentivo a casa, in cui mi convincevo che quella era la mia vita, in cui mi raccontavo una serie di bugie sull’amore, per non voler ammettere a me stessa che anche gli amori da favola prima o poi si sgretolano.

Un po’ ci ha pensato la vita, e un po’ ci ho pensato io. Ho distrutto tutto quello che amavo.
Prima inconsapevolmente, e poi in pompa magna, travolgendo tutto ciò che avevo costruito negli anni.
Sapevo quel che stavo facendo, ma non volevo fermarmi a riflettere.
Ero in gabbia e non conoscevo che due vie: fuggire o restare.

Invece alla fine ho ucciso me stessa e ho dato alle fiamme tutto quel che restava. E non per creare un elemento perfetto, per purificarmi o per rinascere, ma solo perché non ne potevo più.
E ho fatto errori enormi, errori che ancora non riesco a perdonarmi. Ho peccato nei confronti di quel che avevo di sacro nella mia vita, ho distrutto le mie ali nel tentativo ultimo di volare.

Ho avuto l’inferno, mi ci sono gettata a capofitto, travestendolo da paradiso. E ho vacillato, ho urlato di rabbia e pianto di dolore. Ho attraversato le tenebre attorniata dalle mie peggiori paure senza più avere nessun appiglio e nessuna luce da inseguire.

Mi sono aggrappata a me stessa, e ho tirato fuori tutto quel che potevo. Ho imparato a camminare anche quando il fango arriva alle ginocchia, ho scoperto che l’apparente follia a volte è un ingegnoso metodo dell’inconscio volto all’autodifesa.

Ho divorato me stessa e sono morta ogni notte per colpa di un’idea. Quell’idea mi ha resa folle e mi ha salvato, ha fatto in modo che solo più tardi io guardassi dritta in faccia la vera fonte della mia disperazione. Quando è successo ho capito di esser già stata al mio funerale, ma senza sopportarne a pieno il peso.

Solo allora, quando la verità è diventata semplice e violenta, ho cominciato a piangere le lacrime più amare di tutta la mia vita. Ogni lacrima ha portato con sé un pezzo di quella che ero, e ad ogni sospiro ho recitato il mio requiem.

Tutto è servito, tutto è stato necessario. Sono rinata, e l’ho fatto attraverso migliaia di altre piccole morti.
Ne è passato di tempo, e ho dovuto combattere ancora con quella disperazione che rende folli, che acceca di fronte alla verità.
Ma ho trovato qualcuno disposto a sopportarmi pur di esser ancora lì il giorno in cui sarei guarita.

Ho imparato che gli amori sono infinitamente mutevoli e che le persone non se ne vanno mai realmente. Ma che si può amare di nuovo, si può vivere ancora.
So molte più cose di me stessa adesso: meno favole e più verità. Ho deciso di portare con me il peso di tutto ciò che è stato e di provare a trasformarlo, a dare nomi nuovi alle cose…cambiare le stelle.
Sì, ci avevo già provato in passato, è vero.
La differenza è che ora ci sto riuscendo.

E’ stato un lungo anno. Non dimenticherò nulla. Rimpiango forse qualche cosa.
La fine ha coinciso con un inizio, l’inizio è diventato vita. Quel che chiedo al nuovo anno è solo di continuare a vivere.
Non ci saranno altri anni così…Non ci sarà più la parte di me che con questo 2011 muore per sempre.

***




Con nostalgia e al contempo sollievo, sono contenta di averti mandato a fanculo mio caro, lunghissimo, anno.
Che il nuovo possa essere pieno dei sorrisi che adesso vedo intorno a me.




“She’s sliding, she’s sliding
Down to the dregs of the world
She’s fighting, she’s fighting
The urge to make sand out of pearls



Heaven can wait
And hell’s too far to go
Somewhere between what you need
And you know
And they are trying to drive
The escalator into the ground



She’s hiding, she’s hiding
On a battleship with baggage to roam
There’s thunder, there’s lightning
And an avalanche of faces you know.



Heaven can wait
And hell’s too far to go
Somewhere between what you need
And you know
And they are trying to drive
The escalator into the ground



And you left your credentials
In a Greyhound station
With a first aid kit and a flashlight
Going to a desert unknown



Heaven can wait
And hell’s too far to go
Somewhere between what you need
And you know
And they are trying to drive
The escalator into the ground.”


(Charlotte Gainsbourg – Heaven can wait)

venerdì 23 dicembre 2011

I am.



Dicembre è una valle coperta di soffice neve, è un abete fantasma agghindato a festa, è un lago placido in cui quella che si dimena e scalpita solo soltanto io.
Io amo dicembre, io amo la neve. E le panchine gelide nei parchi. E le stelle distanti viste attraverso i fumetti d’alito nelle notti d’inverno.
Amo la neve che è venuta e quella che verrà, il freddo che ho sentito, e i tanti modi che ho trovato per scacciarlo.
Amo tutte le persone con cui ho costruito i miei inverni. E i mercatini di Natale, e camminare per ore con le gambe congelate e il gusto di cioccolato sulle labbra.

Ogni anno è sempre più difficile dare un nome a questo dicembre, perché il tempo lo rende più grigio, e la neve che si ostina a non scendere non potrà purificarlo.
Diventa tutto complesso quando si hanno più ricordi che desideri: l’abete si piega lentamente, sotto il peso di tutti gli addobbi degli anni passati, e la memoria incespica attraversando pensieri che hanno ormai perso di obiettività.

La neve non arriva, ma quella che ho accumulato nel tempo è diventata uno spesso strato di ghiaccio limpido e trasparente. Se mi affaccio a guardare che cosa custodisce, vedo facce e ricordi lontani, incastonati come tante perle colorate.
Come se vedessi Neve lì sotto il ghiaccio, pur essendo cieca come l’uomo che l’aveva amata. Non vedo nulla, ma so che tutto quanto è esattamente lì.

Così riesco a ritrovare un brandello della vecchia, infantile, felicità, soltanto all’idea di passeggiare tra bancarelle colorate e luci di festa. Posso persino accettare che i fantasmi mi accompagnino, che siano parte di me. Posso essere diversa pur rimanendo sempre la stessa.
Non sono io che cambio: è tutto quel che ho intorno ad essere differente. Io mi allungo e mi restringo e cambio forma e mi adatto in infiniti modi, per entrare in questa realtà, questa che è la mia realtà.
Ed è buffo pensare che l’amore alimenta propositi stupendi, per poi lasciarti inciampare nelle cose più stupide.

Noi non ci incontreremo mai..un pozzo che fissa il cielo, due rotaie per sempre parallele. Lo so dall’inizio e più volte l’ho scritto. Tante volte quante quelle in cui ho pensato che poi magari poteva anche non essere così.
Ogni volta che torno sui miei passi fa sempre meno male, e la consapevolezza che il nodo resta stretto, adesso come prima, mi regala una strana serenità più forte del dolore.

Quante cose vorrei dire a questo dicembre, e quante a quest’anno che sta per finire. Ma i giorni scorrono veloci tra mille impegni, e mi ritrovo a celebrare ricorrenze con sconosciuti pensando che infondo c’è un pezzetto di “casa” in ogni dove, e a raccontare alle pizze di classe, con acido sarcasmo, che ultimamente ho fatto la ballerina di can can, perché ammettere che ho avuto lavori di merda uno dopo l’altro solo per campare fa ribrezzo anche a me.

Ma una volta a dicembre sono stata felice come mai prima, e quest’anno…beh, sinceramente non lo so. Sono dove voglio essere, e questo è tutto.

***



Camminerò attraverso me e te, calpesterò le nostre ali in due, la nostra giovinezza. Abbatterò i ricordi più sacri, costruirò strade diverse, e darò alle cose nuovi volti nelle fotografie.
Non ho paura del passato, ho accettato i fantasmi dentro di me. Ho voluto essere tutto, ho avuto tutto, ho perso tutto. Ora posso vivere in un mondo in cui ogni cosa è nuova, eppure nessuna lo è veramente.

Sono guarita, l’ho già detto. L’ho capito passo dopo passo, oggi una volta di più.

Le fotografie sanno dire così tante cose.
Dovrei disperarmi al pensiero che parlano soltanto per me? No…è una strana, intima, consolazione.




"Spring came with awakening, came with innocense and joy
Spring came with fascination and desire to deploy
Summer came with restlessness and curiousity
Summer came with longing for the things we could not be



Take me to the forest, take me to the trees
Take me anywhere as long as you take me
Take me to the ocean, take me to the sea
Take me to the Breathe and BE



Autumn came with knowledge, came with ego came with pride
Autumn came with shamefulness for the things we could not hide
Winter came with anger and a bitter taste of fate
Winter came with fear for the things we could not escape



Take me to the forest, take me to the trees
Take me anywhere as long as you take me
Take me to the ocean, take me to the sea
Take me to the Breathe and BE



Teach me of the forest, teach me of the trees
Teach me anything as long as you teach me
Teach me of the ocean, teach me of the sea
Teach me of the Breathe and BE



See me! I am the one creation
Hear me! I am all the love that came from Animae
Know me! I am the incarnation
Fear me! I am all the power held by Animae
Me!



Give me of the forest, give me of the trees
Give me anything as long as it’s for me
Give me of the ocean, give me of the sea
Give me of the Breathe and BE



Give me all the forests, give me all the trees
Give me everything as long as it’s for free
Give me all the oceans, give me all the seas
Give me all the breathing...BE!!"




"Now, in this hotel room, I lie wondering who I am.
Finding out at last that freedom is a state of mind."

FREEDOM IS A STATE OF MIND
/Remedy Lane

venerdì 16 dicembre 2011

Sinceramente. Violentemente.


Cammino al tuo fianco e non so dove andremo. Fai il broncio quasi sempre dopo il terzo click, ma sai benissimo che non basterà a fermarmi.

Voglio cogliere ogni sfumatura di questa luce iridescente, e voglio scavare nel tuo sguardo, vederci i colori come li concepisci tu: voglio diventare la tua stessa vista.



La città è grande e mi ubriaca di dettagli ammassati in variopinte forme che non sempre riesco a classificare.
Mi sembra di esser finita dentro uno di quei quadri senza prospettiva in cui ogni particolare cerca di emergere sugli altri, senza criterio, senza logica, ma creando un insieme colorato del quale godere intuitivamente.



Ti porto per le vie che milioni di turisti percorrono ogni giorno. Tiro la tua mano e continuo a meravigliarmi di qualcosa ad ogni svolta.

Capita che a stupirmi siano cose che hanno senso solo per me, criptate in forme geroglifiche dell’immaginazione che non ama esser spiegata. Eppure lo sai che non c’è divieto d’accesso al regno della mia fantasia.

Ti porto dove voglio andare, e cerco sul tuo viso una reazione diversa, che mi sussurri che ce l’ho fatta, che questa volta è qualcosa di completamente nuovo anche per te.

Ma è la tua città, e ad ogni passo riecheggia nella mia mente il pensiero che tu qui ci sei già stato, chissà con chi, con quale sorriso o con quale stupore hai guardato le stesse cose che ora ti indico io.



Così ora mi porti tu, lungo vie che i turisti evitano, per quelle strade che sono state la tua vita. E io continuo a tenere la tua mano e a cercare nei tuoi occhi tutto quello che non vuoi dirmi.

Adesso sono un’ombra, che ti resta addosso e ti segue ovunque, fedelmente, ma che non può avere parte nella storia.
Osservo in silenzio e riduco al minimo la mia presenza: io non faccio parte di questo mondo, non posso farne parte, e persino comprenderlo mi è difficile.

Per un attimo mi sembra di venir catapultata in una di quelle scene da film, in cui il protagonista osserva qualcosa che succede dal di fuori, come in sogno, e impotente cammina tra gli attori che continuano a recitare il loro copione in una lingua sconosciuta.

Ma non è proprio così: qualcuno ogni tanto si accorge di me, e tu sai che ci sono, tu continui a tirarmi verso di te, anche se sai benissimo che non uscirò dal mio universo attiguo, impossibile da intersecare.



Li guardo con maggior interesse, adesso, i tuoi occhi. Mi raccontano aneddoti di quello che eri e aprono tunnel segreti verso parti di te che non mi appartengono.

Lentamente inizio a comprendere e ad assaporare i colori di ogni cosa. Tutto intorno ci sono fantasmi della tua vita, che prendono forma e voce intorno a noi, dando un volto e delle sembianze reali ai tuoi racconti, impattando violentemente con i fantocci che avevo creato nella mia immaginazione.



E’ strano camminare tra fantasmi che non siano i miei. I miei non esistono qui. Sono un fantasma io stessa, un’ombra di un tempo diverso. In ogni caso fuori posto.

Non faccio nemmeno una foto, come se in cuor mio sentissi che sarebbe un sacrilegio. Ma ogni cosa resta impressa nella mia mente, persistente come l’odore forte di quei luoghi che rimane aggrappato ai vestiti, ai capelli, al respiro.



Sono felice e triste nel medesimo istante, mentre ti accompagno in questo viaggio tra tempi e mondi distinti, mentre mi dici che sei contento di essere lì con me, mentre cerco di prendere la forma di un cosmo che non è mio.

E non ti sorprendere se poi la notte spingo il viso contro la tua schiena, sbuffando lievemente come quel cane, troppo grosso anche per te, che volevamo portarci a casa.

Non ti sorprendere se devo starti così vicino da volerti rubare il sonno: non capisci? Sono un’ombra e ho il terrore di annullarmi, di perdermi negli echi nebbiosi di questi fantasmi stranieri.

Ho bisogno che tu mi assorba, che tu riesca ad assimilare la mia presenza in te.



Ma il sole è più luminoso qui, e l’ombra che sono si fa più netta e definita, imprescindibile.

Mi guardo intorno e comprendo quanti colori ci sono che posso fare miei.



“Avvicinati e prova a vivermi a ritroso
senza guardare indietro.
Sopravvivere è qualcosa di confuso
anche se non mi importa.



Se solamente il silenzio potesse parlare
quanto alta sarebbe la voce
di questa sinceramente tua, violentemente tua.

Senza di te sono muta.
Senza di te, violentata e nuda .
Nessuno può toccarmi come lo faccio io.



Se solo tu potessi strisciare dentro te stesso
e liberarmi da tutto il tuo peso
potrei ancora amarti al punto di odiarti?

Custodisci la mia colpa e usala come un giocoliere.
Quell’immagine di Cristo sul muro della tua camera da letto
ci farà sanguinare fino a redimerci.

Senza di te sono muta.
Senza di te, violentata e nuda .
Nessuno può ferirmi come fai tu.



Voglio sapere come ci si sente
ad andare avanti senza condividere.
Il tuo travestimento diabolico si sta rompendo.
Il tuo viso è ora così rude.

Consapevole, cieca, sorda e muta.
E’ l’unico modo per avvicinarmi a te.
E’ l’unico modo per mostrarti me stessa.



Senza di te sono muta
Senza di te..”


(Moonspell – Mute)


 
Sinceramente. Violentemente.
Tua.



Foto Barcellona

Wolfshade



Queen of all my sleepless nights
For whose beauty I, Faun
have played my pipes, with heart
Queen in white silk, skin like milk
Horns of Faun, lips of dawn



You are now honoured you with my presence
As I’m honoured by your sight
I crown your perfection
The predator in your breast, I devour

Tempted is now my light body



From where it burns spirals of exotic scents
Rose, sandal, jasmine, all kinds of incense
Aged fragrances only dreamed of once
Dragons do dream far beyond the sense
We make love in the dusty throne
of a Modern Sodoma



"Come to Me, step further into my nakedness
Caress me in your breasts of Fire"

"Breed my flame, have no fear or weakness
I welcome you in my hole of desire"

"Have me now, Prince, have me here"
Your beg still whispers in my ear



Daylight has broken into a strange nostalgia
Night tired candles seem like two lovers
Melt in a embrace of conspiracy
Between us there is this strange chemistry
but would you die for me?
would you die for what I’ve longed to be?



"Imperious, choleric, irascible, extreme in everything, with a
dissolute imagination of the like which has never been seen,
atheistic to the point of fanaticism, there you have me in a nutshell
and kill me again or take me as I am,
for I shall not change."



"Breed of a nameless force, origin of our Sin
We are as large as Gods, we are their tragedy
We are the four arms of the solar Cross
Lightning in incredulous faces the flames of Uthopy"
(De Sade)

Would you die for this?


Moonspell - An Erotic Alchemy



La luna è piena nel cielo di Barcellona. L’aria ancora vibra del suono prorompente che ha attraversato la sala.
Il tuo sguardo mi scorge da lontano e mi riconosce all’istante, prima ancora che ci sia bisogno di qualsiasi parola. Ti ricordi ancora il primo libro che ti ho regalato, e nonostante tutti gli anni che sono passati riesci a farmi sentire importante, mentre sorrido felice come una bambina che ha trovato i regali sotto l’albero prima di tutti gli altri.



Sei sempre lo stesso: incredibile nella semplicità di una parola cordiale, magnetico in quello sguardo che cambia colore ad ogni istante, maestoso in quella voce che ha fatto tremare i cuori di folle intere.
Un’ammirazione che cresce negli anni, per una persona di una profondità e un carisma senza eguali. Sono ancora schiava dei tuoi incantesimi, sono ancora una figlia della luna dal cuore di lupo.



E ogni volta sotto quel palco mi emoziono e libero tutto quel che di più autentico sento nell’anima. Perché sono cresciuta under the Moonspell, perché non mi sembra vero che siate riusciti a suonare con tanta forza da superare persino voi stessi dei tempi migliori.
Perché se gli uomini avessero ancora bisogno di dei, voi sareste sull’olimpo, cadenzando il ritmo mortale con le vostre melodie sublimi e bellissime.



Ti guardo vicino a lui e il cuore mi esplode. Come si può descrivere la sensazione di avere davanti, vicini, due uomini che in modi diversi hanno lasciato orme di lupo indelebili nella mia esistenza? Due meraviglie che diventano una, e che nella loro diversità ora mi sembrano così curiosamente simili.
Strange are the ways of the wolfhearted.
Bizzarro è il sentiero che mi ha condotto a questa sera in cui tutto sembra avere un senso, pieno e luminoso come il sorriso della luna là fuori.



Può darsi che un po’ della mia magia, dopotutto, non sia andata persa completamente.
Sorrido, e oggi come la prima volta vorrei soltanto dirvi “grazie”.




"..but I am a demon who dresses in red
and I do not hope you will understand"



Foto: Moonspell in Barcelona. 7/12/2011

giovedì 15 dicembre 2011

13 (Doppia Catena)

Uno sguardo indietro...

(PoS - Chain Sling)

"<<Per piacere lasciami essere tua e non andartene mai.
Per piacere stai qui vicino a me.
Tutto l’amore che abbiamo condiviso dov’è adesso?
Per piacere lasciami diventare migliore di come ero.
Per piacere non rinunciare a noi due.
Il pensiero di perderti…io non so…come…>>

<<Posso sentire il dolore che hai dentro,
lo vedo nei tuoi occhi,
quegli occhi che una volta brillavano per me.
Posso sentire il tuo cuore selvaggio
che ci lacera e ci allontana.
Amore mio…come posso aiutarti se tu non mi vuoi? >>

<<Non c’è nulla che puoi fare per aiutarmi adesso.
Sono persa dentro me, come tante altre volte prima.
Non c’è nulla che puoi fare per alleviare il mio dolore.
Sono così dispiaciuta, ma se mi ami…mi devi lasciar andare.>>

Due giovani anime nella danza di una fionda a catena.
L’amore una volta scritto dall’inchiostro della solitudine
prega di poter danzare nel dondolamento di una fune.
Camminando sulla via del rimedio
attraverso questo interludio di dolore.

Chi ci sarà ora?
Ora che perdo il mio solo vero amore?
(ora che perdo il mio amore)
Sto cadendo, adesso.
Vedo l’oscurità sopra e sotto di me.

Non c’è nulla che puoi fare per aiutarmi adesso.
Sono persa dentro me, come tante altre volte prima.
Non c’è nulla che puoi fare per alleviare il mio dolore.
Sono così dispiaciuta, ma se mi ami…mi devi lasciar andare.

Due giovani anime nella danza di una fionda a catena.
L’amore una volta scritto dall’inchiostro della solitudine
prega di poter danzare nel dondolamento di una fune.
Camminando sulla via del rimedio
attraverso questo interludio di dolore.

Chi ci sarà ora? Ora che perdo il mio solo vero amore.
(Sto cadendo)
Ho perso me stessa? Per amare qualcun altro …

<<Per piacere lasciami essere tua e non andartene mai.
Per piacere stai qui vicino a me.
Tutto l’amore che abbiamo condiviso dov’è adesso?
Per piacere lasciami diventare migliore di come ero.
Per piacere non rinunciare a noi due.

Il pensiero di perderti…io..>>

Io non so come farò!"


...per correre avanti ancora più forte.




“Fa più freddo rispetto a prima,
le stagioni hanno preso tutto ciò per cui sono venute.
Adesso l’inverno danza qui
sembra così adeguato, non trovi?
Rivestire il terreno di bianco e grigio.

E’ così tranquillo che posso sentire i miei pensieri toccarsi
ad ogni secondo che passo aspettandoti.
Le circostanze non mi permettono alcuna seconda possibilità
di dirti quanto mi sei mancato.

Mio adorato, lo sai
quando il mite vento tornerà ancora,
un altro anno inizierà a passare.
Ti prego, non chiedermi perché sono qui,
qualcosa di più profondo di un bisogno di ricordare
mi ci ha portato.

Un tempo eravamo giovani e benedetti con ali.
Nessuna altezza poteva impedirci di essere raggiunta.
Nessun posto sacro che non potevamo superare.
Eppure cose più grandi sono bruciate tra di noi.
Non rimpiango le scelte che ho fatto,
e so che tu senti lo stesso.

Mio adorato lo sai
quante volte fisso le nuvole
pensando di vederti là?
Questi sono sentimenti che non passano facilmente.
Non posso dimenticare ciò che abbiamo rivendicato come nostro.

Momenti perduti nonostante il tempo rimanga.
Sono ancora orgogliosa di quel che siamo stati.
Nessun dolore resta, nessun sentimento.
L’eternità attende.

Concedimi un paio d’ali affinché io possa volare.
Il mio irrequieto animo è nostalgico.
Nessun dolore resta, nessun sentimento.
L’eternità attende.”




Serenità. Non avrei mai sperato di provarla, non oggi.

Ogni cosa al suo posto.

venerdì 2 dicembre 2011

Elemento Perfetto




“L’ieri lo ha trovato quest’oggi
colto al suo ultimo respiro.
Questi muri costruiti per stare in piedi contro qualsiasi cosa.
Bugia gettata nelle ceneri.
La sua pelle contro il pavimento sporco,
gli occhi fissi al soffitto.
Ha teso queste catene di peccato
troppo al di là dei sentimenti.
Immobile, così immobile…

Nella sua testa un tonante pianto di disperazione.
Lacrimose voci dal suo passato
urlano per attirare la sua attenzione.
Dietro quegli occhi un mondo esplode.
Nessuno lì a salvarlo.
Tutto il dolore che ha passato.
Risposte al suo implorare,
ancora una volta.

Non abbandonerò mai questa vergogna…

Cadendo oltre il punto di non ritorno.
Nulla da diventare, e niente rimane da bruciare.





Rubando un senso a questo bambino
gli abbiamo tolto il senno.
La sua anima rinchiusa sotto chiave,
il suo cuore annerito dal tradimento.
Ma se prendi da coloro che temi
tutto ciò che essi valgono,
hai allevato la bestia perfetta,
prosciugata abbastanza per ucciderti.

Cadendo oltre il punto di non ritorno.
Nulla da diventare, e niente rimane da bruciare.

Guardando invisibili, inalterati, sanguinanti,
vuoti, esposti, morenti occhi chiusi.

Una volta aveva foreste e montagne
che erano solo sue, e lo ascoltavano.
Una volta voleva correre attraverso giorni d’estate
catturando ricordi per gli anni a venire.
Ora sta vestendo questo nudo pavimento
con la sua carne e il suo sangue, e il tempo passa.
Il suo traffico di dolore potrebbe averlo solo guidato
a trattare con le conseguenze,
per qualche cambiamento, mentre il tempo scorre.





Io sono il bambino risvegliato
(indugiando, arrampicandomi, avvinghiandomi, afferrando,
bramando, lacerando, ferendo, cadendo)
Io, il figlio ribelle di un lago di montagna.
(di gelide lacrime liquefatte, della silenziosa Terra)
(di una sbiadita palpebra, di un vento senza ali)
(di una tempesta senza occhi, di Dei caduti,
che hanno perso la propria strada)
Mi do alle fiamme
per creare l’elemento perfetto.

Camminerò di nuovo?

Cadendo oltre il punto di non ritorno.
Nulla da diventare, e niente rimane da bruciare.

(Questa è la fine)

Non rimane nulla da dire
il dolore andrà via.
Ora devi sicuramente vedere
che mi stai uccidendo,
mi stai uccidendo.
(non devi mai abbandonare questa vergogna!)
Ora mi stai uccidendo.
(non devi mai abbandonare questa vergogna!)

E’ questo più di quanto vuoi?”





Pain of Salvation – The Perfect Element