~ ..la Volpe Funambola ammazzaprincipi.. ~
~ Fragile ~

"...Sometimes it feels it would be easier to fall
than to flutter in the air with these wings so weak and torn..."

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- EviLfloWeR -

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Lunacy Ph

"Do asilo dentro di me come a un nemico che temo d’offendere,
un cuore eccessivamente spontaneo
che sente tutto ciò che sogno come se fosse reale;
che accompagna col piede la melodia
delle canzoni che il mio pensiero canta,
tristi canzoni, come le strade strette quando piove.
"

- F. Pessoa -

~ REMEDY LANE ~

- We’re going nowhere...All the way to nowhere –



"Forse sono l’uomo con le leggendarie quattro mani
Per toccare, per curare, implorare e strangolare.
Ma io non so chi sono,
e tu ancora non sai chi sono..."

F. R.

martedì 28 giugno 2011

il mare nel cassetto

Sunday, July 11, 2010 - ore 01:33


...le mille bolle blu?


Quella mattina preferiva dirigersi verso la campagna, uscendo dalla città.
Alto volava il sole nel cielo limpido, scaldando poco a poco la terra fredda di notte.
Si distese su di un prato vicino ad un sentiero, con gli occhi chiusi e la testa poggiata sul mantello.
Probabilmente si appisolò, ma non se ne accorse finché non fu un rumore di zoccoli a svegliarlo.



Era un gruppo composto da una decina di cavalieri, i due che avanzavano in avanscoperta poco avanti al gruppo avevano visto Diogene e gli si erano avvicinati.
Nel frattempo il resto del gruppo era arrivato e Diogene aveva alzato leggermente il capo.

Uno dei soldati gli si avvicinò, egli casualmente era greco e riconobbe Diogene come il filosofo d’Atene.
Lo comunicò agli altri uomini ed uno di essi scese da cavallo.
Questo si fece appresso a Diogene, andandosi a mettere tra lui e il sole.
“Io sono Alessandro, il gran re”, disse.
E a sua volta Diogene: “Ed io sono Diogene, il cane”.



Alessandro rimase stupito e chiese perché si dicesse cane.
Diogene gli rispose: “Mi dico cane perché faccio le feste a chi mi da qualcosa, abbaio contro chi non da niente e mordo i ribaldi.”
Alessandro rise e gli disse “Chiedimi quel che vuoi”
e Diogene: “Lasciami il mio sole”



 



<<Come Diogene ad Alessandro, alla vita ho chiesto soltanto di non togliermi il sole.
Ho avuto desideri, ma mi è stato negato il motivo di averli. Quello che ho trovato, sarebbe stato meglio trovarlo realmente.
Esito per ogni cosa, molte volte senza sapere perché. Quante volte cerco, come una linea retta che mi è propria, concependola mentalmente come la linea retta ideale, la distanza meno breve tra due punti. Non ho mai avuto l’arte di essere attivamente vivo.

Ho sempre sbagliato i gesti che nessuno sbaglia; gli altri sono nati per fare quello che io mi sono sempre sforzato di fare. Ho sempre desiderato ottenere ciò che gli altri hanno ottenuto quasi senza desiderarlo. Tra me e la vita si sono frapposti sempre dei vetri opachi.

Non ho mai saputo se la mia sensibilità fosse eccessiva per la mia intelligenza, o se la mia intelligenza fosse eccessiva per la mia sensibilità.
Sono arrivato tardi, non so per quale delle due, forse per entrambi, o per l’una o per l’altra.
O forse è la terza che è arrivata tardi.>>

(F. Pessoa)







Diogene cercava l’uomo, la libertà assoluta, l’anarchia primordiale.


L’essenza del vivere risiede in così poche cose che al solo pensiero c’è da sentirsi stolti e rigonfi di inutilità.


Datemi il sole, datemi l’oceano racchiuso nel cuore di un poeta lusitano,
e una musica spensierata che mi parli del mio amore.

♪♩♫ musica ♪♩♫


"De-me os meus òculos." *


Tutto il resto è niente.





- Aika Multaa Muistot - 



Pessoa morì a causa di problemi epatici all'età di 47 anni nella stessa città dov'era nato, Lisbona. L'alcol cura, l'alcol uccide. L'ultima frase che scrisse fu in inglese "I know not what tomorrow will bring... ", e si narra che le sue ultime parole furono, essendo molto miope, "De-me os meus óculos!" (Datemi i miei occhiali).



Sembra una frase così banale. Forse voleva solo scrivere qualcos'altro, guardare in faccia chi stava al suo capezzale. O forse nell'ora più buia l'incertezza nebbiosa di quella non-esistenza di cui tanto aveva scritto gli era divenuta insopportabile. 

Un paio di occhiali, un filtro per non ricevere la vita dritta negli occhi. 
Una barriera e uno spiraglio. 
Ciò che conosciamo è sempre una nostra interpretazione del mondo, anche se il filtro è così chiaro e trasparente come la lente di un paio di occhiali.

"La stanchezza di tutte le illusioni,
e di tutto ciò che c’è nelle illusioni
– la loro perdita, l’inutilità di averle,
la prestanchezza di doverle avere per perderle,
il rammarico di averle avute, la vergogna intellettuale
di averle avute sapendo che avrebbero fatto tale fine"


– F. Pessoa

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