~ ..la Volpe Funambola ammazzaprincipi.. ~
~ Fragile ~

"...Sometimes it feels it would be easier to fall
than to flutter in the air with these wings so weak and torn..."

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- EviLfloWeR -

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Lunacy Ph

"Do asilo dentro di me come a un nemico che temo d’offendere,
un cuore eccessivamente spontaneo
che sente tutto ciò che sogno come se fosse reale;
che accompagna col piede la melodia
delle canzoni che il mio pensiero canta,
tristi canzoni, come le strade strette quando piove.
"

- F. Pessoa -

~ REMEDY LANE ~

- We’re going nowhere...All the way to nowhere –



"Forse sono l’uomo con le leggendarie quattro mani
Per toccare, per curare, implorare e strangolare.
Ma io non so chi sono,
e tu ancora non sai chi sono..."

F. R.

giovedì 30 giugno 2011

Impronte

Sunday, January 30, 2011 - ore 02:01

"Siamo pervase dalla nostalgia per l’antica natura selvaggia. Pochi sono gli antidoti autorizzati a questo struggimento.
Ci hanno insegnato a vergognarci di un simile desiderio.
Ci siamo lasciate crescere i capelli e li abbiamo usati per nascondere i sentimenti.
Ma l’ombra della Donna Selvaggia ancora si appiatta dietro di noi, nei nostri giorni, nelle nostre notti.
Ovunque e sempre, I’ombra che ci trotterella dietro va indubbiamente a quattro zampe."




Come una pista nel bosco che si fa sempre più indistinta fino a scomparire in un nulla, la tradizionale terapia psicologica troppo in fretta si spinge alla ricerca della donna creativa, dotata, profonda.
La psicologia tradizionale è spesso avara, o del tutto muta, su questioni più profonde, importanti per le donne: l’archetipo, l’intuitivo, il sessuale e il ciclico, le età delle donne, il modo giusto per la donna, il sapere della donna, il suo fuoco creativo.
Tutto ciò ha guidato il mio lavoro sull’archetipo della Donna Selvaggia per la miglior parte di due decenni.


Quando le donne odono queste parole, un’antica, antichissima memoria si rimescola e torna in vita.
La memoria è della nostra assoluta, innegabile e irrevocabile affinità con il femminino selvaggio, una relazione che può essere diventata spettrale per negligenza, sepolta dall’addomesticamento eccessivo, messa fuori legge dalla cultura circostante, o non più compresa per niente.
Possiamo aver dimenticato i suoi nomi, possiamo non rispondere quando chiama i nostri, ma nelle ossa la conosciamo, ci struggiamo tendendo a lei; sappiamo che lei ci appartiene e che noi apparteniamo a lei.


Quando facciamo valere l’intuito, siamo come una notte stellata: fissiamo il mondo con migliaia di occhi.

La Donna Selvaggia porta tutto ciò di cui una donna ha bisogno per essere e sapere. Porta il medicamento per tutto. Porta storie e sogni e parole e canzoni e segni e simboli.
Significa fissare il territorio, trovare il proprio branco, stare con sicurezza e orgoglio nel proprio corpo indipendentemente dai suoi doni e dai suoi limiti, parlare e agire per proprio conto, in prima persona, essere consapevoli, vigili, rifarsi ai poteri femminili innati dell’intuito e della percezione, riprendere i propri cicli, scoprire a che cosa si appartiene, levarsi con dignità, conservare tutta la consapevolezza possibile.



Dunque, che cos’è la Donna Selvaggia? Dal punto di vista della psicologia archetipa così come per la tradizione dei cantastorie è l’anima femminile. Eppure è di più; è la fonte del femminino.
E’ tutto quanto è istinto, è un insieme di mondi visibili e nascosti, è la base.
Ognuna di noi riceve da lei una cellula splendente che contiene tutti gli istinti e le conoscenze necessarie alla vita.

E’ la forza Vita/Morte/Vita, è l’incubatrice. E’ intuito, veggenza, colei che sa ascoltare, è il cuore leale.
Sussurra nei sogni notturni, si lascia dietro, sul terreno dell’anima di una donna, un capello ruvido e impronte fangose, che ricolmano del desiderio di trovarla, di liberarla, di amarla.

* * *

Fiabe, miti e storie offrono un sapere e una comprensione che aguzzano la nostra vista in modo tale da permetterci di distinguere e di riprendere il sentiero tracciato dalla natura selvaggia. Gli insegnamenti che vi troviamo ci rassicurano: il sentiero non si è perduto, ancora conduce le donne in profondità, e ancor più in profondità, nella conoscenza di sé.
Le tracce che noi tutte seguiamo sono quelle dell’archetipo della Donna
Selvaggia, l’Io istintuale innato.







La Donna dai Capelli d ’Oro.

C’era una volta una donna strana ma assai bella dai lunghi capelli d’oro sottili come grano filato. Era povera, non aveva madre nè padre, e viveva da sola nei boschi e tesseva su un telaio fatto con rami di noce scuro.
Un tipo brutale, che era figlio del carbonaio, cercò di costringerla al matrimonio, e lei nel disperato tentativo di comprarne la rinuncia, gli regalò una ciocca di capelli.
Ma lui non sapeva o non si curava del fatto che era oro spirituale, non denaro, quello che gli aveva dato, e quando volle vendere i capelli come una qualsiasi mercanzia al mercato, la gente lo canzonò e pensò che
fosse pazzo.
In collera, di notte tornò alla capanna della donna, la uccise con le sue mani e ne seppellì il corpo accanto al Fiume. Per molto tempo nessuno si accorse della sua assenza. Nessuno si curava del suo cuore o della sua salute.
Ma nel sepolcro i capelli d’oro della donna presero a crescere e a diventare sempre più lunghi. I magnifici capelli ondulati si sollevarono in spire attraverso la terra nera, e crebbero sempre di più fino a ricoprire la tomba di un campo di ondeggianti giunchi d’oro.
I pastori tagliarono i giunchi per farne flauti, e quando presero a suonarli, i piccoli flauti cantarono e non smisero più di cantare.
"Qui giace la donna dai capelli d’oro
assassinata e nel suo sepolcro,
uccisa dal figlio del carbonaio
perché desiderava vivere."
E così l’uomo che aveva tolto la vita alla donna dai capelli d’oro fu scoperto e portato in giudizio, e coloro che vivono nei boschi selvaggi del mondo, come facciamo noi, furono di nuovo al sicuro.






Se il messaggio manifesto È l’invito a stare attenti quando ci si trova in luoghi solitari nel bosco, il messaggio profondo è che la forza vitale della bella donna solitaria, personificata nei capelli, continua a
crescere e a vivere e a emanare conoscenza conscia anche se tacitata e sepolta.
Il racconto è probabilmente un frammento di una più lunga e antica storia di morte e resurrezione di una divinità femminile.

Questo frammento è bello e prezioso, e inoltre ci parla della natura dei segreti e anche, forse, di che cosa
viene ucciso nella psiche quando la vita di una donna non è tenuta nel debito conto.
In questo racconto, l’assassino della donna che vive nei boschi è il segreto.
Lei rappresenta una "kore", quell’aspetto della psiche femminile che è la donna-che-non-si-sposerà-mai. La parte della donna che vuole stare in solitudine è mistica e solitaria in un modo bello, ed è occupata a selezionare e tessere idee, pensieri e imprese.

E’ questa donna solitaria e ripiegata su se stessa che è soprattutto ferita da traumi o dal dover mantenere un segreto... questo senso integrale dell’io che ha bisogno di avere poco attorno per essere felice; questo cuore della psiche femminile che tesse nel bosco sul telaio di noce scuro, ed è in pace.

Nella favola nessuno indaga sull’assenza di questa donna vitale. Non È insolito nelle favole nè nella vita reale. I famigliari delle donne morte in "Barbablù" non vanno a cercare le figlie. A livello culturale, qualsiasi
interpretazione è inutile.
Purtroppo sappiamo tutte che cosa significa, e molte donne, troppe, comprendono immediatamente questa mancanza di interrogativi. Spesso la donna che ha dei segreti incontra la medesima reazione. Sebbene la gente percepisca talvolta che al centro il suo cuore è trafitto, per caso o intenzionalmente chiude gli occhi sulla sua evidente ferita.

Ma in parte il miracolo della psiche selvaggia è che, per quanto una donna sia “uccisa”, sebbene sia ferita, la sua vita psichica continua, e risale in superficie, cresce, e nei momenti di pienezza canta, canta. Allora l’ingiusto male subito viene appreso a livello conscio, e la psiche inizia la ricostruzione.
E’ interessante, non vi pare? che la forza vitale di una donna possa continuare a crescere anche se lei è apparentemente senza vita. E’ la promessa che anche nelle condizioni più misere la vitale forza selvaggia manterrà vive e fiorenti le nostre idee, anche se per un po’, sotto terra.


[C. P. Estés - Donne che corrono coi lupi]

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