~ ..la Volpe Funambola ammazzaprincipi.. ~
~ Fragile ~

"...Sometimes it feels it would be easier to fall
than to flutter in the air with these wings so weak and torn..."

Original Blog -> Nepenthe


- EviLfloWeR -

* photos on flickr *
Lunacy 2 - Lunacy 3 - Lunacy 4
Lunacy 5 - Lunacy 6 - Lunacy 7 - Lunacy 8
Lunacy Ph

"Do asilo dentro di me come a un nemico che temo d’offendere,
un cuore eccessivamente spontaneo
che sente tutto ciò che sogno come se fosse reale;
che accompagna col piede la melodia
delle canzoni che il mio pensiero canta,
tristi canzoni, come le strade strette quando piove.
"

- F. Pessoa -

~ REMEDY LANE ~

- We’re going nowhere...All the way to nowhere –



"Forse sono l’uomo con le leggendarie quattro mani
Per toccare, per curare, implorare e strangolare.
Ma io non so chi sono,
e tu ancora non sai chi sono..."

F. R.

domenica 21 agosto 2011

I can’t remember how this got started...

...but I can tell you exactly how it will end.


A volte sono felice,
a volte.
Sono bagliori di luna che si perdono tra le onde, riflessi senza consistenza, maschere poggiate sopra visi di porcellana. Specchi e immagini fasulle fanno così tanta luce: disorientano il pensiero, e non tracciano nessuna via.

A volte guardo le stelle,
a volte.
Indifferenza distante e lacrime d’argento senza una spalla su cui scorrere per trovare conforto. Niente più desideri per me, e l’hanno capito pure loro, rinfacciandomelo silenziosamente.

A volte sogno ancora,
a volte.
Pezzetti di parole incollati a fogli di carta che nascondo dove non li troverà nessuno. Vorrei che diventassero parole, suono, voce o urlo. Vorrei avere ancora uno specchio in cui ritrovarli senza doverli partorire da sola.

A volte sono sola,
a volte.
E nessuno può farci nulla, perché nessuno vuole più entrare, non realmente. E come farne una colpa?
Persino io ho chiuso fuori me stessa.

Ma a volte busso ancora,
a volte.




“A volte penso che qui sono felice.
A volte.
Di nuovo, fingo ancora.”

mercoledì 17 agosto 2011

prendimi l’altra metà







Tu.
Stiamo qui, stiamo là.
C’è l’amore a cena, e tu
dimmi sì, se ti va,
il mio letto è forte, e tu
pesi poco di più della gommapiuma
tu, perchè tu non ci sei
e mi sto spogliando.





Tu, quanti anni mi dai?
ho un lavoro strano e
tu, ma va là che lo sai
vista da vicino tu
sei più bella che mai
baci da un minuto
tu non ne dai, non ne dai.
Chi ti ha fatto entrare?






Tu, chi mi brucia sei tu
e anche la mia marcia in più,
ed un po’ di follia
quanto basta perchè tu
come lei, non sei mia
se mi fai l’amore
ti canterò
come se fossi una canzone.





Canterò e camminando sveglierò
chi sta sognando più di me
al mondo siamo io e te, ragazza triste.
Canterò la pioggia perchè venga giù
il vento che si calmi un po’
il cielo perchè sia più blu
e mi sorrida tu.





Tu, non sarai mica tu
una saponetta che
scivolando non c’è
dimmi che da un’ora tu
hai bisogno di me
che ti ossigeno di più
dimmi che non sei tu
un miraggio, ma sei tu.





Canterò e camminando sveglierò
chi sta sognando più di me
al mondo siamo io e te,
ragazza triste.
Canterò la pioggia perchè venga giù
il vento che si calmi un po’
il cielo perchè sia più blu
e mi sorrida tu.





"Gli innamorati si inventano il sole
nei freddi grappini di un bar
ladri sfacciati di baci e parole
che scappano dalla realtà."





Dove trovare scampo?

Tu riempi il mondo.
Non posso fuggire che in te .




sabato 13 agosto 2011

Deny



“E quando la vita sembra essere completa
arriva a farci crollare giù
l’elemento della sorpresa
l’attacco vendicatore.
Ti manderà dritto schiena a terra
in uno stato di deja-vu.
Ecco che arriva di nuovo
mostrando il suo volto raccapricciante.

Assaltando i sensi
Urlando nella mente
Macchinando piani diabolici
Non c’è bisogno di sottovalutarlo

Preparati a ciò che non puoi vedere
Aspettati l’inaspettato
e ti risparmierai uno stato di shock
Un gioco di attese, aspettando di vedere
Aspettati l’inaspettato
e ti risparmierai uno stato di shock

Un’altra lezione imparata per andare con gli altri
che siedono e aspettano di vedere
una voce silenziosa

Non importa chi tu sia
In questo senso siamo tutti uguali
Assaggiare la tranquillità sarebbe estasi
Mi sto aggrappando con tutta la mia forza
a questa corsa che chiamiamo vita
Scaraventato di fronte alla chiarezza
Non più sorpreso.”

(Control Denied - Expect the Unexpected )





Non puoi trascinarmi a fondo con te se non sei disposto almeno a tenermi per mano.
Non ho più brandelli di pelle da offrire per farmi scarnificare.



venerdì 12 agosto 2011

Labyrinth





"Proprio come una spia attraverso fumo e luci
Sono fuggita dalla porta di servizio del mondo
Ed ho visto le cose diventare più piccole
La paura come pure la tentazione

Ora ogni cosa è un’immagine riflessa
Mentre mi faccio strada attraverso questo labirinto

Ed il mio senso dell’orientamento
Si è perso come il suono dei miei passi
Si è perso come il suono dei miei passi

Profumo di fiori secchi
E sto camminando attraverso la nebbia
Sto camminando attraverso la nebbia
Profumo di fiori secchi
E sto camminando attraverso la nebbia
Sto camminando attraverso la nebbia.





Vedo i miei ricordi in bianco e nero
Sono trascurati dallo spazio e dal tempo
Ho messo via tutti i miei giorni in scatole
Ho lasciato i miei desideri così lontani
Scopro che la mia sola salvezza
È giocare a nascondino in questo labirinto

Oh, la mia… la mia capacità di comunicare con gli altri
Si è persa come il suono dei miei passi

Profumo di fiori secchi
E sto camminando attraverso la nebbia

Parole, suoni, musica e giro vorticosamente dentro
Parole, suoni, musica e giro vorticosamente fuori

Voglio rimanere qui
Perché sto aspettando la pioggia
E voglio che lavi via
Ogni cosa, ogni cosa, ogni cosa…

Profumo di fiori secchi
E sto camminando attraverso la nebbia

Possiamo trovare una via di uscita
camminando.
"

(Elisa – Labyrinth)





C’è stato un tempo in cui non conoscevo la voragine. Lei stava lì, silenziosa, sospesa nell’indistinto fluire dell’esistenza che cerca di scorrere lenta tra rassicuranti sentieri.

Forse simile a una trappola, o a un dirupo al limitare della valle celato dalla foschia mattutina che attarda il risveglio.
Forse più affine all’incubo che giunge a turbare i sogni per non permettere che s’innalzino mai troppo oltre le nuvole. Sì, lei era lì, e non ne dava segno.





Non un passo falso né una rotta sbagliata posso biasimare, se d’un tratto l’ho trovata lì: davanti all’ultimo mio passo, e nell’istante di un lieve franare oltre l’orlo dell’indicibile, ho concepito tutto quello che avevo sempre ignorato.

Non c’è nemmeno posto per la paura quando si fissa il buio più totale. C’è solo quel risucchio senza fondo che si spinge vorticando verso l’ignoto indecifrabile, e quel piccolo barlume di volontà che guida i passi a scansarsi debolmente di lato.
E’ una spirale che costeggia il vuoto, una marionetta che cammina in circoli.
Ma l’orlo a volte è così vicino che sembra quasi meraviglioso il paradosso di poter decidere se cadere.





Vuoto e oscurità infiniti, come lavagne scure sulle quali dipingere il seme della follia che cresce libero e incontrollato. E dolore che non fa male, o forse soltanto il dramma dell’esistere che si dispiega innanzi agli occhi nella sua cruda realtà.

A nessuno piace trovare la sua voragine, eppure lei sopravvive immota, senza colpe e senza ragioni, come il cattivo nelle favole che da bambini ci fa arrabbiare perché vorremmo che i personaggi non lo incontrassero mai.

Così è arrivato il tempo del vortice, della danza scomposta tesa ad avanzare incespicando lungo il bordo di un buco nero. Ma non c’è libertà nel lasciarsi soggiogare, non c’è dignità nel girare attorno ai propri incubi tentando di relegarli in soffitte sempre troppo strette.





E’ allora che ho capito perché bisogna essere funamboli. E l’ho capito sulla mia pelle.
Niente più circoli che affondano verso l’abisso, ma una corda tesa dritta avanti, sottile e fragile, che si erge maestosa sopra l’ignoto.
Il tempo di Neve.

Non vedo mai dove la fune termina, ma avanzo imperterrita, sospesa al di sopra di quella voragine, decisa a temerla, sfidarla, amarla.
Quante energie perse a scappare, a serrare gli occhi per non vedere, a tentare con codardia di aggirare un ostacolo che non si sposterà mai? La fune annulla ogni cosa e traccia vie nuove, anche se il prezzo da pagare è una ricerca d’equilibrio che non può arrestarsi mai.





Funambola per scelta, vedo ancora la mia voragine, ma la fisso dritta negli occhi e la calpesto, lasciandole il desiderio di potermi avere un giorno, quando l’equilibrio verrà meno, o qualcos’altro attenterà a quel filo labile che si erge come mia salvezza.

La voragine, la vedo allungarsi verso di me di tanto in tanto, protendere le sue ali nere e fumose verso l’azzurro del cielo che potrebbe forse annientarla se solo la sua luce non fosse così distante.
Ma finché avrò forza per danzare in equilibrio sulla vita, non temo il sublime attimo della caduta, che pure in un istante indefinito nell’immensità del tempo attende.





Quel che solo a fatica posso spiegare è come a volte io riesca a scorgere cose meravigliose in quell’oscurità. Vedo fiaccole che tremano fragili sfidando il buio, e scorgo specchi incrostati di sangue che si infrangono non appena qualche immagine felice li attraversa.

Vedo il riflesso dei miei desideri e prendo coscienza che è lì che stanno, proprio lì sotto dove più temo di dovermi spingere. Giacciono assopiti sotto la polvere di tante illusioni frantumate: tutti fantocci di sogni fasulli, che non hanno mai avuto la forza di attingere al più puro desiderio.
E’ così che capisco con una semplicità disarmante, ogni volta che mi perdo nel labirinto dei suoi occhi, che l’unico modo per rincorrere i miei sogni è tuffarmi nella voragine, annegare nella tormenta che impazza tra due cuori troppo carichi di vita che d’improvviso si scontrano.





E’ così che attraverso di lui forse sto imparando un’altra via oltre la fune.
E’ così che forse è giunto un nuovo tempo che ancora non conosco.

So chi sono stata, ma non conosco ciò che sto divenendo, e come la marea il mio cuore segue impetuoso i cambiamenti dettati dalla luna distante.
Ma forse nemmeno della luna ho più davvero bisogno, perché non è mai notte quando vedo il suo volto, e non è nemmeno giorno, non c’è nessun bosco solitario né alcuna ombra sul sentiero: lui è l’intero mondo ed è lì a guardarmi, cancellando in un solo istante tutto ciò che sta all’infuori di noi due.
Non c’è null’altro al mondo in grado di possedermi così totalmente, in un solo attimo, di rapire la mia mente e sollevarla verso un paradiso fatto solo di noi due.





E’ l’oceano intero che vedo nei suoi occhi, ed è immenso, profondo e inquieto, ma con disarmante naturalezza sa trasformarsi in specchio nel quale rimirare il mio cuore, sparso in immagini frammentate in balia delle onde.
E’ veleno che stillano i suoi occhi, quel veleno al quale corrono a dissetarsi i miei sogni, ed è incanto la sua voce, quel suono profondo che mi fa vacillare e mi spinge alle rive della più viziata ebbrezza.





A volte troppo banalmente ammettiamo di cambiare, ma se lui non è più la stessa persona che era, anch’io non sono più soltanto io se non riesco a spiegare me stessa e la mia vita prescindendo da lui.
E’ come se si fosse infilato sotto la mia pelle e mi scorresse nelle vene, come sangue estraneo che ho fatto mio, o come veleno al quale ho acconsentito di assuefarmi lentamente.

Non voglio fermarmi a guardare indietro, né costringere me stessa a tirare le somme di scelte che ho fatto volendole pienamente, perché finché ci saranno le mie convinzioni a sostenermi non mi importa cosa lascio per strada, ma soltanto cosa riesco a raggiungere, rincorrendoci attraverso cunicoli che non sapremo mai dove portano.





Come una stella cadente vorrei continuare a bruciare nel cielo, seguendo un cammino impossibile da arrestare, lasciandomi alle spalle soltanto una scia di frammenti argentati perduti.
Se potessi prevedere la linea labile di quella scia, sono certa che punterebbe dritta laggiù, verso la voragine.

Ma è un tempo nuovo, e niente ancora conosco, anche se tutto percepisco.
Tutto di lui, l’unica cosa che ora mi importa.




...per il mio Desiderio.

The Grace and the Curse


(G. Verdi - La Traviata)


VIOLETTA

È strano! è strano! in core
Scolpiti ho quegli accenti!
Sarìa per me sventura un serio amore?
Che risolvi, o turbata anima mia?
Null’uomo ancora t’accendeva, O gioia
Ch’io non conobbi, essere amata amando!





E sdegnarla poss’io
Per l’aride follie del viver mio?
Ah, fors’è lui che l’anima
Solinga ne’ tumulti
Godea sovente pingere
De’ suoi colori occulti!

Lui che modesto e vigile
All’egre soglie ascese,
E nuova febbre accese,
Destandomi all’amor.
A quell’amor ch’è palpito
Dell’universo intero,
Misterioso, altero,
Croce e delizia al cor.





A me fanciulla, un candido
E trepido desire
Questi effigiò dolcissimo
Signor dell’avvenire,
Quando ne’ cieli il raggio
Di sua beltà vedea,
E tutta me pascea
Di quel divino error.





Sentìa che amore è palpito
Dell’universo intero,
Misterioso, altero,
Croce e delizia al cor!






ALFREDO

Lunge da lei per me non v’ha diletto!
Volaron già tre lune
Dacché la mia Violetta
Agi per me lasciò, dovizie, onori,
E le pompose feste
Ove, agli omaggi avvezza,
Vedea schiavo ciascun di sua bellezza
Ed or contenta in questi ameni luoghi
Tutto scorda per me.





Qui presso a lei
Io rinascer mi sento,
E dal soffio d’amor rigenerato
Scordo ne’ gaudii suoi tutto il passato.
De’ miei bollenti spiriti
Il giovanile ardore
Ella temprò col placido
Sorriso dell’amore!
Dal dì che disse: vivere
Io voglio a te fedel,





Dell’universo immemore
Io vivo quasi in ciel.



giovedì 4 agosto 2011

Non sarà facile, ma sai...

...si muore un po’ per poter vivere.







<<..in che buio sei?>>
E ti vengo a cercare, guaritore d’animi.
Anche se non ho più nulla da aggiustare, perchè mi piace la mia soffitta di bambole a pezzi.
Le tarme che le han divorate son già volate via come farfalle.
E io non inseguo più farfalle da un pezzo, ormai.

E’ sempre meglio cantare quel che non si riesce a dire.


Ti sento ancora ridere nei tramonti di estati lontane.
Ti vedo dipingere tra le nuvole che nascondono le stelle.
Ti sento sulla pelle come una carezza rubata,
nelle ferite che solleticano rimarginando lentamente.
Ti aspetto nell’ultima alba prima della fine,
attendo quel qualcosa che non sarà mai,
e con dolcezza smarrita lecco via le lacrime
attaccate a questo cuore che non batte più per te.
Perché non tremo più al suono del tuo nome
e questa pelle segnata dall’inchiostro delle tue mani
ha il profumo di un viaggio stupendo mai finito.
Ti sento ancora nelle gocce di pioggia, nell’amarezza di vivere,
nelle risate degli amici, e negli occhi di chi si ricorda di noi.
Ma non c’è più dolore e non c’è più paura.
Ti porto nel sangue che ora scorre per generare nuova vita.
Ti porterò nell’ultimo istante in cui avrò respiro.
Ti avrò ancora per mano nel buio dei miei incubi,
ma senza più condividere le nostre ali
siamo soltanto sogni distanti e liberi.

lunedì 1 agosto 2011

desassossego


"Noi non ci realizziamo mai.
Siamo due abissi: un pozzo che fissa il Cielo."

 

sear me

sabato 30 luglio 2011 - ore 18.14





"Ho sempre rifiutato di essere compreso. 
Essere compreso significa prostituirsi. 
Preferisco essere preso seriamente 
per quello che non sono, ignorato umanamente 
con decenza e naturalezza."





Il silenzio che proviene dal rumore della pioggia si diffonde, in un crescendo di grigia monotonia, nella via stretta che sto fissando.
Sto dormendo, sveglio, in piedi contro il vetro, su cui mi appoggio come se fosse tutto.
Mi chiedo che sensazioni sono quelle che provo alla vista di questo cadere livido di pioggia opacamente luminosa che si evidenzia sulle facciate sporche e, ancor più, sulle finestre aperte.
E non so cosa sento, non so cosa voglio sentire, non so cosa penso né cosa sono.





Tutta l’amarezza ritardata della mia vita sveste, ai miei occhi senza sensazione, l’abito di allegria naturale di cui fa uso nelle evenienze prolungate di ogni giorno.
Noto che, pur tante volte allegro, tante volte contento, sono sempre triste. E ciò che in me verifica questo è dietro di me, come se si sporgesse sul mio appoggiarmi alla finestra, e osserva da sopra le mie spalle, o persino da sopra la testa, con occhi più intimi dei miei, la pioggia lenta, ormai un po’ ondulata, che filigrana di movimento l’aria grigia e uggiosa.





Abbandonare tutti i doveri, anche quelli che non ci toccano, ripudiare tutti i focolari domestici, anche quelli che non sono mai stati nostri, vivere di indeterminatezza e di tracce, tra grandi porpore di follia, merletti falsi di follia, merletti falsi di maestà sognante…Essere qualche cosa che non senta l’uggia della pioggia esterna, nè l’amarezza della vacuità intima... Vagare senza anima e pensiero, sensazione priva di se stessa, per strade che contornano montagne, per valli nascoste fra pendii impervi, lontano, immerso e fatale…Perdersi in paesaggi come quadri. Non essere costituito di lontananza e colori…





Un soffio lieve di vento, che dietro la finestra non sento, squarcia in dislivelli aerei la caduta rettilinea della pioggia. Si rischiara una parte del cielo che non vedo. Lo noto perchè, dietro i vetri sporchi della finestra di fronte, già scorgo là dentro seppure vagamente il calendario alla parete, che finora non vedevo. Dimentico. Non vedo, non penso.





Cessa la pioggia, e di essa resta, per un momento, un pulviscolo di diamanti piccolissimi, come se, in alto, qualcosa come una grande tovaglia si scuotesse azzurramente da queste briciole. Si sente che parte del cielo si è già aperta.

(F.Pessoa - Il libro dell’inquietudine)





"Riversati dentro me,
il nostro momento si avvicina
così vicino, che sospiro.

Quale pericolo in un tale adulatore?
Noi danziamo e la musica muore.
Noi li portiamo tutti via,
mentre scivoliamo dentro i loro sguardi perduti.

Tu mi sollevi al di sopra di me stessa,
con lo spettrale lago della tua mente.
Destati dal tuo sonno nelle mie braccia.
La tua bellezza ha preso la mia forza.

Nei prati del Paradiso,
noi corriamo fra le stelle.
Romanticismo nei nostri sensi.





Noi siamo senza scuse.
Bruciamo nella nostra lussuria.
Moriamo nei nostri occhi
e affoghiamo nelle nostre braccia."

My Dying Bride – Sear me