~ ..la Volpe Funambola ammazzaprincipi.. ~
~ Fragile ~

"...Sometimes it feels it would be easier to fall
than to flutter in the air with these wings so weak and torn..."

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- EviLfloWeR -

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Lunacy Ph

"Do asilo dentro di me come a un nemico che temo d’offendere,
un cuore eccessivamente spontaneo
che sente tutto ciò che sogno come se fosse reale;
che accompagna col piede la melodia
delle canzoni che il mio pensiero canta,
tristi canzoni, come le strade strette quando piove.
"

- F. Pessoa -

~ REMEDY LANE ~

- We’re going nowhere...All the way to nowhere –



"Forse sono l’uomo con le leggendarie quattro mani
Per toccare, per curare, implorare e strangolare.
Ma io non so chi sono,
e tu ancora non sai chi sono..."

F. R.

lunedì 10 ottobre 2011

Passatempo

sabato 24 settembre 2011

Nel mio cuore non c’è posto per te
e nella mia mente non c’è spazio per te.
L’uscita si è già dissolta
e ora non c’è più nulla da dire.






A volte capita di dimenticare di liberarsi persino dei rifiuti.

Pulizie d’autunno. Definitive.



Per non dimenticare:

- some months ago -


(una volpe smarrita e brandelli di fantasmi)


Sospesa in bilico tra l’inferno e il paradiso, con le ali in fiamme e le catene alle caviglie, cerco di convincere me stessa che è necessario lanciarmi da qualche parte, dove non importa: ho soltanto bisogno di precipitare.

So che nulla è reale, nulla di ciò che mi ha fatto provare l’estasi e l’ebbrezza dei sensi può durare, anche se le sensazioni restano latenti sotto la pelle, prudono nel tentativo di uscire, cercano una via mischiandosi al sangue, e pervadendo ogni centimetro del mio corpo diventano sempre più enormi, ingigantite, insopportabili.

Lui è dappertutto, è nella mia mente. Ma lui è un’illusione, e sono perfettamente consapevole del fatto che quello che mi ha dato era solo un riflesso sbiadito di desideri individuali. Tutto nella mia mente. Ma quella sensazione che attanaglia lo stomaco è reale, ed è così intensa da generare un dolore che non sembra potersi estinguere mai.

Non si estingue, nonostante le lacrime abbiano reso gli occhi stanchi e incapaci di vedere la luce, perché la luce brucia come un tizzone incandescente, e quel che rimane da vedere non è abbastanza rassicurante da valere lo sforzo di lasciar incendiare le retine al contatto con la realtà.

Penso a lui che non se ne andrà mai da qui, che porterò sempre dentro di me come un gemello abortito, come una parte necessaria alla mia esistenza che ho volutamente soppresso e ferito.
E la verità è che non riesco nemmeno a parlare di lui, non riesco a urlare per lui, non riesco nemmeno a pensare seriamente che ora sono ancora io, ma senza di lui. Forse perché in fin dei conti non è più vero che sono ancora io.

Non volevo parlare di lui, non riesco realmente a parlare di lui, ci giro solo intorno con le parole e mi graffio il cuore nel tentativo di risultare più credibile. Ma non posso essere credibile, perché io l’ho ucciso.




(Potere del subconscio: evitare l’unica cosa che davvero fa male creandosi illusioni peggiori.)


“Sei tu, mi piace perché sei tu.”
Te l’ho scritto quella notte mentre ascoltavo le tue canzoni e guidavo verso l’alba, piangendo come una stupida che presagisce già il peggio destinato a venire. Nessuna risposta ovviamente, tu non rispondevi già più, eppure lo so che hai capito.
Quella che avrebbe dovuto capirlo prima, purtroppo, sono io. Come ho fatto ad essere così cieca? Lo sei sempre stato, era tutto davanti ai miei occhi ma io non volevo vedere.

Abbiamo colmato i vuoti, ammazzato il tempo, mischiato finzione e realtà. Ma in quella malattia che era diventata bisogno non ci poteva essere che illusione e follia. Sei sempre stato come sabbie mobili, inafferrabile e rinchiuso nel tuo mondo dove c’è posto soltanto per te.

Vorrei che avessi avuto le palle di non fare lo splendido e calare la maschera molto tempo fa. Avrei amato anche lo schifo di te, avrei accettato i compromessi e compreso entro quali argini muovermi.
Invece hai lasciato che la mia mente si espandesse, hai lasciato che la bugia diventasse così enorme da non essere più digeribile in alcun modo.

E adesso non c’è più nulla da dire, hai chiuso la porta, sbarrato l’uscita. Io sono fuori da qualunque cosa.
Usabile, sacrificabile, facile da gettare e ignorare. Sapevi quanto ero fragile, sapevi tutto, e te ne sei fregato.
Come può non essere malato il bisogno di una persona così spregevole?

Non è il tempo che va ucciso, ma l’idea perversa di poter trovare la luce dove invece c’è solo un’immensa voragine nera. Non hai mai avuto nessuna luce, era tutto nella mia testa, solo nella mia testa.

E se c’è una voragine dentro di me, quella voragine che tu riempivi, la soluzione non è fagocitarti e trattenerti in me.
Mi tengo la voragine, mi tengo il vuoto, mi tengo il tuo ricordo che fa male, il sapore in bocca dei tuoi baci fasulli, la consapevolezza di aver sbagliato. Mi hai inferto il colpo mortale, mi hai lasciata a terra esausta e svuotata di tutto quello che ho sempre voluto darti.

Non vali niente, lo so bene, non ho amato altro che un’idea nella mia mente, e non sarò mai più così stupida da lasciarmi pugnalare alle spalle da chi non merita nemmeno un briciolo delle mie attenzioni.
Ma quel che mi hai fatto mi ha segnata, e dio solo sa quanto ti odio per questo, quanto ti odio a tal punto che potrei amarti di nuovo.

Ma mi fai schifo, e dall’orlo di quella voragine rimarrò ad osservare da sola il vuoto che mi resta, il trauma che m’hai lasciato, la paura di caderci di nuovo.
Un giorno capirò con cosa la devo riempire, e allora rimarrà una fossa là sotto, una fossa per te, senza lapidi e vessilli, colma solo di veleno e di promesse dimenticate.



Quel momento è arrivato.
Requiescat in pacem.

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