~ ..la Volpe Funambola ammazzaprincipi.. ~
~ Fragile ~

"...Sometimes it feels it would be easier to fall
than to flutter in the air with these wings so weak and torn..."

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- EviLfloWeR -

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Lunacy Ph

"Do asilo dentro di me come a un nemico che temo d’offendere,
un cuore eccessivamente spontaneo
che sente tutto ciò che sogno come se fosse reale;
che accompagna col piede la melodia
delle canzoni che il mio pensiero canta,
tristi canzoni, come le strade strette quando piove.
"

- F. Pessoa -

~ REMEDY LANE ~

- We’re going nowhere...All the way to nowhere –



"Forse sono l’uomo con le leggendarie quattro mani
Per toccare, per curare, implorare e strangolare.
Ma io non so chi sono,
e tu ancora non sai chi sono..."

F. R.

martedì 3 aprile 2012

Non mi è mai passata





Sono stato sconfitto e abbattuto,
caduto sulle mie ginocchia quando la speranza è fuggita.
E’ arrivato il tempo di cambiare i miei modi.


In questo giorno vedo chiaramente ogni cosa che è diventata vera.
Un posto amaro e un sogno spezzato.
E lasceremo tutto, ci lasceremo tutto dietro.



Non desidererò mai ciò che potrei aver avuto.
Il rimpianto non sciuperà di nuovo la mia vita.
Non guarderò indietro.
Combatterò per rimanere
:

In questo giorno vedo chiaramente ogni cosa che è diventata vera.
Un posto amaro e un sogno spezzato.
E lasceremo tutto, ci lasceremo tutto dietro.



In questo giorno è così reale per me.
Tutto diventa vero.
Un’altra possibilità per inseguire un sogno.
Un’altra possibilità per sentire.
Una possibilità di sentirmi vivo.


La paura mi ucciderà, tutto potrebbe essere.
Allevia questo dolore.
Lasciami respirare, potresti liberarmi.
Potresti liberarmi.



In questo giorno vedo chiaramente ogni cosa che è diventata vera.
Un posto amaro e un sogno spezzato.
E lasceremo tutto, ci lasceremo tutto dietro.


In questo giorno è così reale per me .
Tutto diventa vero.
Un’altra possibilità per inseguire un sogno.
Un’altra possibilità per sentire.
Una possibilità di sentirmi vivo.”


(Alter Bridge - Metalingus)



<< Prendi il tuo violino e andiamo nella foresta, dove la musica non sveglierà nessuno. Vedremo se non esprime il bene. >>
<< Sei pazzo >>, disse lui. Ma prese la bottiglia non ancora stappata e si avviò alla porta. Lo seguii.
Quando uscì da casa con il violino, disse: << Andiamo nel luogo delle streghe! Guarda, c’è la mezzaluna. La luce non manca. Eseguiremo la danza del diavolo e suoneremo per gli spiriti delle streghe. >>
Risi. Dovevo essere ubriaco per acconsentire. << Riconsacreremo quel posto >>, insistetti, << con la musica buona e pura. >>



Erano molti anni che non andavo nel luogo delle streghe. La luna era abbastanza fulgida per consentirci di vedere i pali carbonizzati disposti in un cerchio macabro e il suolo dove non cresceva nulla, neppure un secolo dopo i roghi. Gli alberelli nuovi della foresta si tenevano a distanza. Il vento batteva la radura e in alto, sul pendio roccioso, il villaggio stava annidato nell’oscurità.
Un brivido mi sfiorò; ma era soltanto l’ombra dell’angoscia che avevo provato da bambino quando avevo sentito quelle parole orribili, << bruciati vivi >>, e avevo immaginato la sofferenza.



I pizzi bianchi di Nicki spiccavano alla luce lunare. Attaccò subito una canzone zingaresca e continuò a danzare in cerchio mentre la suonava.
Sedetti su un grosso ceppo bruciato e mi attaccai alla bottiglia. E mi assalì la sensazione straziante che accompagnava sempre la musica. Quale peccato più grande, pensai, di vivere tutta la mia vita in quel posto orrendo? Ben presto cominciai a piangere in silenzio.



Benché sembrasse che la musica non si fosse mai interrotta, Nicki mi stava confortando. Eravamo seduti fianco a fianco e mi diceva che il mondo era pieno di iniquità e che io e lui eravamo prigionieri di quell’angolo della Francia e un giorno ne saremo evasi.



Poi Nicki riprese a suonare e mi disse di ballare e di dimenticare tutto. Sì, ecco cosa può indurti a fare la musica, avrei voluto dire. E’ peccato? Come può essere male? Lo seguii mentre ballava in cerchio. Le note parevano involarsi dal violino come se fossero d’oro. Sembrava di vederle lampeggiare.



Ballai in tondo con lui, e Nicki suonò una musica più profonda e convulsa. Allargai il mantello foderato di pelliccia e rovesciai la testa per guardare la luna. La musica saliva intorno a me come fumo, e il luogo delle streghe non esisteva più. C’era soltanto il cielo che s’inarcava sopra le montagne.
[…]



Parlavamo rapidamente e imprecavamo contro l’insignificanza, quando infine Nicolas sedette e si prese la testa fra le mani, bevvi qualche sorso di vino e cominciai a camminare e a gesticolare come aveva fatto lui fino a poco prima.
E compresi, mentre lo dicevo, che anche quando si muore con ogni probabilità non si scopre perché siamo stati vivi. Persino l’ateo più incallito deve pensare che troverà una risposta nella morte. Voglio dire, scoprirà che Dio c’è o che non c’è nulla.



<< Ma è proprio così >>, esclamai. << In quel momento non facciamo nessuna scoperta! Smettiamo di esistere. Passiamo all’inesistenza senza sapere nulla. >> Vedevo l’universo, il sole, i pianeti e le stelle, e la notte nera che si protrae in eterno. Cominciai a ridere. << Te ne rendi conto! Non sapremo mai perché diavolo è successo, neppure quando finirà! >> gridai a Nicolas, che era seduto sul letto e annuiva e tracannava il vino. << Saremo morti, morti, morti, senza mai sapere! >>
Ma avevo smesso di ridere. Rimasi immobile e compresi perfettamente ciò che stavo dicendo.



Non c’era un Giorno del Giudizio, una spiegazione finale, un momento luminoso in cui i torti terribili sarebbero stati riparati, gli orrori riscattati. Le streghe arse sul rogo non sarebbero mai state vendicate.
No, in quel momento non lo capivo. Lo vedevo! Esclamai << Oh! >> e ripetei << Oh! >> sempre più forte, e lasciai cadere sul pavimento la bottiglia di vino. Mi portai le mani alla testa e continuai a ripeterlo, e vidi la mia bocca aperta in quel cerchio perfetto che avevo descritto a mia madre: << Oh, oh, oh! >>



Lo dicevo come se fosse un grande singulto che non potevo arrestare. Nicolas mi afferrò e mi scosse esclamando: << Lestat, smetti! >>
Non potevo smettere. Corsi alla finestra, l’aprii e guardai le stelle. Non ne sopportavo la vista. Non sopportavo la vista del vuoto puro e il silenzio, l’assenza assoluta di ogni risposta; cominciai a ruggire mentre Nicolas mi tirava indietro e richiudeva la finestra.



<< Ti passerà >>, disse più volte. << Hai bisogno di dormire >>, continuava a dirmi disperatamente, mentre giacevo contro il muro con le mani sugli orecchi e quel suono continuava a uscirmi dalla bocca: << Oh, oh, oh >>.
<< Domattina andrà meglio >>, disse lui.



L’indomani mattina non andava meglio. […] Ma andammo nel frutteto e, al sole, Nicolas suonò tutte le melodie che conosceva. Stavo seduto con le braccia conserte e le ginocchia piegate e i denti che mi battevano sebbene fosse caldo, e il sole brillava sul violino lucido. Guardavo Nicolas che si lanciava nella musica, di fronte a me, e i suoni crudi e puri ingigantivano magicamente fino a riempire il frutteto e la valle; e alla fine Nicolas mi abbracciò e restammo così in silenzio, e poi mi disse, a voce molto bassa: << Lestat, credimi: passerà >>.
<< Suona ancora >>, lo esortai. << La musica è innocente >>.



Sapevo che non sarebbe passato, e per il momento nulla poteva farmelo dimenticare: ma provavo una gratitudine inesprimibile per la musica, per il fatto che in quell’orrore potesse esserci qualcosa di tanto bello.
Non si poteva comprendere nulla e non si poteva cambiare nulla. Ma si poteva creare una musica come quella.



E provavo la stessa gratitudine quando vedevo ballare i bambini del villaggio, quando vedevo le loro braccia sollevate e le loro ginocchia flesse, e i loro corpi che volteggiavano al ritmo delle canzoni. Mi veniva da piangere nel guardarli.
Andai in chiesa e m’inginocchiai appoggiandomi al muro, guardai le statue antiche e provai la stessa gratitudine osservando le dita scolpite e i nasi e le orecchie e le espressioni dei volti e i drappeggi delle vesti, e non seppi trattenere il pianto.
Ma lasciate che vi riveli un piccolo segreto. In realtà non mi è mai passata.


Anne Rice - Scelti dalle tenebre

1 commento:

Anonimo ha detto...

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