~ ..la Volpe Funambola ammazzaprincipi.. ~
~ Fragile ~

"...Sometimes it feels it would be easier to fall
than to flutter in the air with these wings so weak and torn..."

Original Blog -> Nepenthe


- EviLfloWeR -

* photos on flickr *
Lunacy 2 - Lunacy 3 - Lunacy 4
Lunacy 5 - Lunacy 6 - Lunacy 7 - Lunacy 8
Lunacy Ph

"Do asilo dentro di me come a un nemico che temo d’offendere,
un cuore eccessivamente spontaneo
che sente tutto ciò che sogno come se fosse reale;
che accompagna col piede la melodia
delle canzoni che il mio pensiero canta,
tristi canzoni, come le strade strette quando piove.
"

- F. Pessoa -

~ REMEDY LANE ~

- We’re going nowhere...All the way to nowhere –



"Forse sono l’uomo con le leggendarie quattro mani
Per toccare, per curare, implorare e strangolare.
Ma io non so chi sono,
e tu ancora non sai chi sono..."

F. R.

lunedì 30 luglio 2012

A song for myself



“L’usignolo è ancora chiuso in gabbia,
il mio respiro avvelena i miei polmoni.
Una vecchia quercia mi ripara dal blu,
prendendo il sole sulle sue vecchie foglie ghiacciate.



Un pisolino nella città fantasma del mio cuore.
Lei sogna l’ora delle favole e i fantasmi del fiume,
le Sirene, Whitman e il viaggio,
arlecchini vaneggianti, giochi giganteschi.



Una canzone su di me, una canzone del bisogno
di una coraggiosa sinfonia.
Un verso su di me, un verso del bisogno
di un cuore puro che mi canti alla pace.



Tutto quel gran cuore giace silenzioso e muore lentamente.
Tutto quel gran cuore giace silenzioso sull’ala di un angelo.



Tutto quel gran cuore giace silenzioso,
in silente sofferenza.
Sorridendo come un clown finchè lo spettacolo non è finito.
Ciò che rimane per il bis
è la solita vecchia canzone del ragazzo morto,
cantata in silenzio.



Un volo di mezzanotte a Covington Woods.
Una principessa e un pittore vicino a me.
Questi sono i territori per cui vivo.
Darei ancora il mio tutto per amarti di più.



Una sinfonia silenziosa.
Una vuota opera numero 1,2,3.

A volte il cielo è di un nero pianoforte.
Nero pianoforte sopra acque purificanti.



Cornamuse a riposo, verso di noia.
Chiavi che arrugginiscono senza una porta.

A volte il cielo è di un nero pianoforte.
Nero pianoforte sopra acque purificanti.



Tutto quel gran cuore giace silenzioso e muore lentamente.
Tutto quel gran cuore giace silenzioso sull’ala di un angelo.



Vedo un lento, semplice giovane in una strada trafficata
con una ciotolina per la carità nella sua mano tremante.
Prova a sorridere ma soffre infinitamente. Nessuno lo nota.
Io sì, ma vado via.



Un vecchio si spoglia e bacia il suo manichino nel suo attico.
E’ nella penombra e piange.
Quando finalmente arriva dai suoi occhi scorrono fiumi di lacrime.



Vedo un cane bastonato in una strada puzzolente. Prova a mordermi.
Ogni orgoglio ha lasciato i suoi occhi selvaggi.
Vorrei avere una gamba di scorta.

Una madre visita suo figlio, gli sorride attraverso le sbarre.
Non l’ha mai amato di più.



Una ragazza obesa entra con me in ascensore.
Vestita tutta alla moda, una farfalla verde sul collo.
Un profumo terribilmente dolce mi assorda.
Andrà a cenare da sola.
Ciò la rende ancora più bella.



Vedo il viso di una modella su un muro di mattoni.
Una statua di perfetta porcellana accanto a un violento omicidio di città.
Una città che predica la carne.



La prima cosa che abbia mai sentito fu un vagabondo
che raccontava la sua storia.
Fosti tu, l’erba sotto i miei piedi nudi,
il falò nel bel mezzo della notte.
Il nero paradisiaco del cielo e del mare.



Fummo noi.
Vagabondando nelle strade piovose, setacciando le spiagge nascoste.
Svegliandoci in una nuova galleria di meraviglie ogni mattina.
Bagnandoci in posti che nessuno ha visto prima.
Naufragati in qualche isola dai colori opachi.
Vestita di nulla tranne che della schiuma - L’abito migliore della bellezza.



Siamo oltre la mortalità, cullati dal respiro della natura.
Nell’aria dell’alba della vita
una visione che zittisce i cieli.



Voglio viaggiare dove viaggia la vita
seguendo il suo permanente guinzaglio.
Dove l’aria sa di musica di neve
Dove l’erba sa di un Eden appena nato.
Non passerei nessun uomo, nessuno straniero, nessuna tragedia o estasi.
Vorrei fare il bagno in un mondo sensazionale.
Amore, bontà e semplicità.



Il pensiero delle tombe della mia famiglia fu l’unico momento
in cui sperimentare il vero amore.
Quell’amore rimarrà infinito
come io non sarò mai l’uomo che è mio padre.



Come puoi "solo essere te stesso"
quando non sai chi sei?
Smettila di dire "So come ti senti"
Come può qualcuno sapere come si sente un altro?

Chi sono per giudicare un prete, un mendicante
una puttana, un politico, un malfattore.
Io sono, tu sei già tutti loro.



Caro bambino, smettila di lavorare, vai a giocare.
Dimentica ogni regola.
Non c’è paura in un sogno.

C’è un villaggio dentro questo fiocco di neve?
- mi chiese un bambino.
Qual è il colore della nostra ninna nanna?



Non sono mai stato così vicino alla verità come quando
toccai il suo raggio argenteo.

La morte è la vincitrice in ogni guerra.
Non c’è nulla di nobile nel morire per la tua religione.
Per il tuo paese.
Per ideologia, per fede.
Per un altro uomo, sì.



La carta è morta senza parole.
L’inchiostro vano senza un poema.
Tutto il mondo è morto senza storie.
Senza amore e disarmante bellezza.

L’incurante realismo costa anime.



Hai mai visto Dio sorridere?
Tutta la cura per il mondo ha mai reso bello un uomo triste?
Vedo tutte queste vuote culle e mi chiedo
se gli uomini cambieranno mai.



Io, anche, vorrei essere un uomo decente
ma tutto ciò che sono è fumo e specchi.
Nonostante tutto, potrei meritare qualcosa.



E lì per sempre rimane,
quel cambio da Sol maggiore a Mi minore.”
(Tuomas Holopainen)


Di colori insoliti, acciarini, ed altre amenità



Premetto che non ho intenzione di scrivere un post delirante, ma aggiungo anche che probabilmente dimenticherò i miei propositi.
Da qualche giorno avevo voglia di liberare un po’ la mente e la scrittura spesso è l’unica via.

Fa ancora un caldo dannato e cresce in me la consapevolezza che un giorno o l’altro prenderò l’arco e farò fuori i pargoli urlanti che compongono il buon novanta per cento del vicinato. Perché ho rimediato un arco a pochi soldi e ormai il mio fanatismo ha già passato il punto di non ritorno. Non che sia nato l’altro ieri, è una fissa che ho da anni, ma mai avevo cercato prima d’ora di concretizzarla.

Sìsì, son sempre più convinta che sia l’unico sport che io potrei mai praticare con un minimo di costanza. Qualcuno mi correggerebbe: “l’unico sport che potrei mai praticare, forse”. Perché anche se ci ho provato in vari campi, lo ammetto, sono l’antisport per eccellenza.
Avrei dovuto capirlo quando a scuola nelle ore di educazione fisica la mia indole schivava la palla ogni volta che avrei dovuto prenderla, oppure mi limitavo ad allungare timidamente una mano con scarsissimo successo in stile Daria (urca, avevo quasi rimosso mtv e i suoi cartoons).



Comunque, più provo a tirare e più mi piace. Dopo aver escluso la teoria della donna-tavola-da-surf naturalmente portata perché pseudo-amazzone (purtroppo l’incredibile abilità di alcune maggiorate mi ha inflitto un duro colpo), ho capito che era solo questione di farsi spiegare per bene due cosette. E ci voleva la Marciliana per riuscirci! Uno si gira feste celtiche/medievali per mezzo nord-est, e poi va a finire che la più caruccia e soddisfacente è sempre quella sotto casa. Beh, ex casa.

Come al solito presenziare a certi eventi mondani nel paese in cui si è cresciuti implica incontrare chiunque, inclusi parenti, compagni di scuola, amici dispersi e quant’altro. Un tempo ero una brillante misantropa ed odiavo certe cose, ora invece sono vecchia e a quanto pare mi fa piacere incontrare facce conosciute.
Strani scherzi fa la vecchiaia, ma c’è di peggio, come per esempio uscire con vestiti coloratissimi e scandalizzare parenti ed amici (no, la dedizione al pure black non è morta. GIAMMAI!).

Comunque, il punto della storia è che stavolta ho stressato il pover’uomo del tiro con l’arco e ci ho provato fino a che non son riuscita da sola a centrare il bersaglio. Soddisfazione somma e indescrivibile.
Adesso devo solo capire come esercitarmi senza che qualcuno chiami la polizia o mi faccia rinchiudere. Progetto in futuro frequenti gite dai miei in campagna.
Per fortuna ho l’utilissimo potere di contagiare anche gli altri con fanatismi e affini, quindi se un giorno vedessi l’uomo che si improvvisa falegname arcolaio sarei estremamente fiera di noi.
Chissà che un giorno non riesca a mettermi sul serio. Nel frattempo miro verso le finestre dei preti qui dietro e mi diverto un mondo.



Per il resto che dire? Sono schifata da tante cose, stupita da alcune, delusa da altre ancora. C’è da dire che spesso non mi aspetto molto dalla gente, ma veder sempre confermate le mie teorie non è che mi renda felice.
A volte temo di distanziarmi troppo dal resto del mondo, di chiudermi in quell’unica isola felice che ho trovato, in cui tutto riesce ad essere magnifico anche se intorno ogni cosa va a rotoli. Eppure sento che l’intransigenza cresce, sento sempre più spesso la coscienza di poter fare a meno di tante cose, di tante persone.
La lista diventa sempre più breve, anche se sorrido quotidianamente a tutti, anche se mi prodigo per chiunque. Mi chiedo quando questa mia vocazione da martire benefattrice, che assorbe tutto ciò che gli altri le gettano addosso senza mai ricambiare la cortesia, si esaurirà definitivamente.

Forse nemmeno mi importa. E forse è per questo che quando pensiamo al nostro progetto di espatrio, che sembra farsi di giorno in giorno più vicino e più sicuro, non riesco a sentirmi legata a niente di quello che ho qui, se non alla mia famiglia (per il semplice fatto che i miei invecchiano a vista d’occhio).
Ma nel mio cuore sento nitidamente che non mi fa paura neanche un po’ lasciare tutto, ricominciare, trovarmi da sola, soli noi due.
Potrebbe essere la prova più grande che ancora non ho affrontato, e allo stesso tempo il coronamento del sogno che mi porto dentro da sempre.

Ho sempre avuto timore di perdere qualsiasi minima cosa, sono una nostalgica, un’abitudinaria, una collezionista di pezzetti di vita. Sono convinta che quel che siamo è ciò che ci siamo costruiti intorno, è la luce che si accende negli occhi di chi ci vuole bene quando parla di noi.
Andarsene lontano significa annullare tutto, ripartire, diventare qualcosa di completamente nuovo, forse dimenticare. E allora perché non mi fa paura?
Seguo il mio istinto come ho fatto sempre, ogni volta che sono riuscita ad udire chiaramente la sua voce. Me ne sono mai pentita? No. E allora io non ho paura.



Ecco, magari sarebbe utile pensare a cose più prossime. Alle vacanze per esempio. Che tanto c’è crisi e una cosa in grande stile non si può fare, ma con un po’ di culo e di ostinazione si trova il modo di passare qualche giorno a zonzo.
Abbiamo ideato un programma da paura, non so davvero cosa aspettarmi. Avere amici sparsi per mezza Italia aiuta, ma farsi un trip con “li amizi” è decisamente oltre le mie aspettative. Per farla breve probabilmente passeremo più tempo in macchina che al mare, ma a noi piacciono le cose assurde e alternative. Spero che l’uomo non se li mangi per colazione o non se li faccia ai ferri…non saprei immaginare un mondo senza amizi.

A volte mi chiedo come cavolo ho fatto ad affezionarmi così tanto a loro, come ha fatto a crearsi un legame così forte viste le circostanze assolutamente anomale in cui tutto è nato, eppure nonostante gli anni, nonostante io abbia del tutto abbandonato “l’ambiente”, loro sono una delle poche certezze che ancora ho. E parlare di certezze per due elementi del genere è davvero ridicolo.
Sarà che pur abitando in culo al mondo mi sono stati vicino in un periodo terribile, sarà che sono riusciti a farmi ridere anche quando a mala pena riuscivo a smettere di piangere, sarà che non mi hanno mai risparmiato nulla, che con loro ci si può prendere per il culo senza remore, e che ogni cosa è limpida, non c’è bisogno di fingere o di tollerare o di assecondare nessuno.
Apprezzo soprattutto l’autenticità di un’amicizia così, tutta storta e senza argini precisi in cui confinarla per dargli una definizione. E non vedo l’ora di scoprire che succede in questa vacanza improvvisata.

L’idea di vedere la Puglia per la prima volta mi esalta tantissimo, ma Roma? Ho voglia di viverla una volta ancora.
Di Roma non mi stancherò mai, anche se vi ho già intrecciato fili di destini differenti e vissuto tanti istanti indimenticabili quanti sono i sogni.


mercoledì 25 luglio 2012

Un tramonto è un fenomeno intellettuale




Tutta la vita dell’anima umana e’ un movimento nella penombra. Viviamo in un’incertezza della coscienza, mai sicuri di ciò che siamo o di ciò che crediamo di essere. Nei migliori di noi c’è la vanità di qualcosa e c’è un errore di cui non conosciamo l’angolo.

Siamo qualcosa che accade nell’intervallo di uno spettacolo; a volte, attraverso determinate porte, intravediamo quello che forse è soltanto lo scenario. Tutto il mondo è confuso come voci nella notte.



E’ in queste ore di abisso dell’anima che il più piccolo particolare mi opprime come una lettera d’addio. Mi sento costantemente alla vigilia di un risveglio, mi procura sofferenza l’involucro di me stesso, in un soffocamento di conclusioni.



Di buon grado griderei, se la mia voce giungesse da qualche parte. Ma c’è un grande sonno in me che si sposta da sensazione a sensazione come una successione di nuvole, di quelle nuvole che cospargono, dei diversi colore di sole e di verde, l’erba maculata di ombre dei vasti campi.

Sono come qualcuno che cerca a caso,non sapendo dove sia stato nascosto l’ oggetto che non gli hanno chiarito cosa fosse.
Giochiamo a nascondino con nessuno.



All’improvviso ho sentito per quell’uomo qualcosa di simile alla tenerezza.
Ho sentito in lui la tenerezza che si prova per la comune normalità umana, per la banale quotidianità del capofamiglia che va al lavoro, per il suo umile e allegro focolare, per i piaceri allegri e tristi di cui necessariamente è fatta la sua vita, per l’innocenza di vivere senza analizzare, per la naturalità animalesca di quelle spalle vestite.



La sensazione era esattamente identica a quella che ci assale di fronte a qualcuno che dorme. Tutti coloro che dormono sono di nuovo bambini.

Forse perché nel sonno non si può fare del male e non ci si accorge della vita per una naturale magia, anche il peggior criminale o il più assoluto egoista nel sonno diventano sacri.
Credo non ci sia differenza tra uccidere un bambino e uccidere qualcuno che dorme.



E le spalle di quest’uomo dormono. Tutto lui, che cammina davanti a me con un passo uguale al mio, dorme. Cammina incosciente. Vive incosciente. Dorme, perché tutti dormiamo.

La vita intera è un sogno.
Nessuno sa cosa fa, nessuno sa quel che vuole, nessuno sa cosa sa. Dormiamo la vita, eterni bambini del destino. 
 
(F. Pessoa - Il libro dell’inquietudine)

Looking for today



Giornate lunghe, giornate stressanti, giornate nere, giornate che speri di veder finire il prima possibile. E l’instabilità, l’indecisione, il dipendere sempre da troppi fattori. La voglia di ricominciare, di sparire, di fuggire all’altro capo del continente.

Giornate senza pregi e senza meriti, sbiadite nell’insignificanza di ciò che è necessario fare.
Giornate che acquistano un po’ di colore solo se prima di dormire sei ancora lucido abbastanza da riuscire a valutare tutte le tue piccole fortune.



Giornate che appena finiscono lasciano solo un senso di stanchezza, ma l’angoscia non passa e il futuro fa sempre più paura.

Giornate che lasciano il posto a serate fuori dal comune, quelle in cui ti riprometti di festeggiare a dovere, ma alla fine ti resta solo il gran mal di testa di una sbronza colossale.



Giornate banali, che passano nell’anonimato di un’estate che non è neanche un po’ come l’avevi desiderata, ma che ti lasciano in tasca alcune certezze che bastano a farti dimenticare anche le giornate così.



"It’s complete but obsolete
All tomorrow’s become yesterday
In demand but second hand
It’s been heard before you even play



Up to date but came too late
Better get yourself another name
You’re so right but overnight
You’re the one who has to take the blame



Everyone just gets on top of you
The pain begins to eat your pride
You can’t believe in anything you knew
When was the last time that you cried

Don’t delay you’re in today
But tomorrow is another dream
Sunday’s star is Monday’s scar
Out of date before you’re even seen



At the top so quick to flop
You’re so new but rotting in decay
Like butterfly so quick to die
But you’re only looking for today

Everyone just gets on top of you
The pain begins to eat your pride
You can’t believe in anything you knew
When was the last time that you cried



Looking for today
Glamour trip so soon to slip
Easy come but oh how quick it goes
Ten foot tall but what to fall

Hard to open yet so easy to close
Front page news but so abused
You just want to hide yourself away



Over-paid, but soon you fade
Because you’re only looking for today
Looking for today."


Black Sabbath - Looking For Today


martedì 24 luglio 2012

Due serpenti che si mordono le code.

Aurin è il sogno primordiale, la goccia di vita che dopo la distruzione ricrea Fantàsia, regno della fantasia ritrovata e rigenerata.

- Tutto ciò che accade, tu lo scrivi - disse.

- Tutto ciò che io scrivo, accade - fu la risposta.





Le fiamme danzano in spasmi convulsi cercando di lottare contro la pioggia fine e leggera, nutrendosi con spietata foga di sottili ramoscelli anneriti.
I miei occhi non sanno resistere al richiamo di quei caldi bagliori distruttivi, e se è vero che la falena è innamorata di ciò che alla tigre fa paura, allora io devo essere una sorta di fiera alata: allo stesso tempo sbigottita e attirata.

Riesco a sentire le sue parole, ma mi arrivano da lontano. Preferisco accontentarmi del calore di una mano stretta nella mia, e sperare che mi riporti presto indietro dal fiume di ricordi che dal fuoco mi si sta riversando addosso.

Prima o poi tutti i fuochi si spengono.

Come faccio a spiegargli che sono piena di cicatrici sotto questa morbida pelle? Che ho aperto le mie vene per lasciarvi scorrere ogni cosa, per annegarvi il dolore e mischiare insieme sangue e veleno?
La mia mente a volte si fa leggera e vola su ali di farfalla alla ricerca dei sogni, ma il mio cuore pesa sempre come un macigno, perché il mio cuore non dimentica mai.

“Un lupo fatica a dimenticare…ogni, minima, cosa.”

Non ho mai smesso di fissare un fuoco senza vedervi la danza delle ombre del passato. Non c’è alba che non mi ricordi come ho cercato di trasformare crepuscoli in aurore, e non c’è fiume che non mi restituisca la mia immagine riflessa, percorsa dalle increspature inquiete dell’acqua.

Il fuoco che sembra spento spesso dorme sotto la cenere.

Affido al vento i miei segreti, riempio i silenzi col suono dei boschi, cerco la pioggia per cancellare la malinconia, e dono il mio cuore alla bellezza e all’amore per sentirmi viva, ma non ho ancora trovato una cura per ciò che non si dimentica.
Annaspo alla ricerca della mia libertà, avanzo a spade sguainate e conquisto terreno, ma trascino con me tutto quello che sono, e non posso tranciare alcun filo di quelli che mi porto alle spalle.

Sta in silenzio adesso, e guarda il cielo trapuntato di stelle. Io continuo a fissare la cenere sotto i miei piedi e vi vedo tutto ciò che non riesco a cancellare: le fiamme corrodere casa mia, la fame e la disperazione dei primi tempi, le carezze del primo amore perdute per sempre, le promesse per la vita e i sogni infranti, l’egoismo insensibile al dolore altrui delle persone che credevo amiche, l’amarezza di sentirsi traditi e violati in ciò che si ha di più caro, e infine le nuove promesse appese a fragili fili tesi verso un futuro incerto.

“Per quanta acqua mi sia caduta addosso, per quanta cenere io abbia cercato di gettare sul passato, io continuo ad arrovellarmi anche per cose accadute ormai molto tempo fa.
Ci sono cose che sono come queste dannate braci, e sopravvivono sempre.”


Attizzo i carboni rimasti e scopro le deboli fiammelle che arrancano per respirare sotto la cenere. La loro luce mi disturba, è sempre troppa, sempre così evidente da costringermi a vedere tutto quello che c’è.
Do un calcio alla terra friabile sotto i miei piedi e copro i residui del focolare fino ad estinguerlo, per poi calpestarlo e proseguire oltre.

“Ho bisogno di cacciare.”

So che lui è con me in questo, forse non aspetta altro. E’ solo ignaro di tutto ciò che mi sta attraversando la mente, ma non voglio gettargli nuovamente addosso il mio dolore.
Ho promesso di renderlo felice, di sacrificare me stessa e il mio indomabile orgoglio per dare una prova di vero amore, per annientare le ombre della disperazione alle quali stavo quasi per permettere di soffocare ciò che di buono c’era nel mio cuore.

Voglio cacciare con cuore indomito, voglio continuare a farmi largo tra le sterpi e attraversare la boscaglia più fitta, voglio trafiggere e calpestare tutto ciò che infesta l’enorme giardino consacrato alla selvaggia bellezza della natura.
Voglio lasciarmi alle spalle tutto ciò che indegno non merita che d’esser sepolto: sia esso un cadavere putrido d’orco o il marcio delle persone immeritevoli di fiducia.

Un lupo caccia con passione: è per difendere la sua tana e i suoi compagni che lotta fino allo stremo dando tutto di sé. E allora voglio che il mio cuore rimanga indomito e appassionato, ma che il mio spirito sia libero e implacabile, e la mia vita epurata dai compromessi.

Cammini al mio fianco e ti ringrazio ogni giorno silenziosamente per questo, ma la via è tortuosa e il mio incedere implacabile: ad ogni passo la mia indulgenza va scemando e il pesante orgoglio di essere ciò che ho scelto si fa sempre più imponente.
Non ammetterò altri sbagli, perché sento il mio cuore indurirsi e la foresta tentarmi col suo felino richiamo.

Accendo stelle in ogni angolo di mondo che meriti d’esse rimirato nella sua intima bellezza, e spargo bolle di sapone nei cieli affinché volteggino verso le nuvole in cui si perdono i sentimenti più puri: troppo leggeri per la pesantezza di questo fango tra i piedi.

Nudo nella magia dell’inverno ho visto un angelo sotto la neve: attraversata da tracce di lupi, la figura ghiacciata giaceva nel silenzio del nord, memore di antichi accordi siglati tra esseri figli di una stessa madre, amorevole e violenta, qual è la natura.
Voglio cacciare con cuore indomito, voglio imparare la saggezza delle lontane montagne, voglio onorare l’angelo nella neve e osservare la landa ribelle in attesa delle stagioni che verranno per sciogliere quel patto.
Continuo il mio viaggio prendendo l’impronta a un modo libero, tessendo le mie fantasie tutto intorno, e libera dall’oppressione del guinzaglio danzo con lo spirito dell’aria.

Ho imparato a cacciare con cuore indomito, e la mia anima ha finalmente trovato pace.
Non importa se l’uomo non ha le ali, finché posso sentire i lupi ululare.




"I thought I’d seen hell
Thought I knew it all

Now I know too well
Hell is to wake up
But it makes all the difference

Tasting the tears in my mouth
Taking the weight on my shoulders

The hours and days of your life
Don’t necessarily make you older



I’m sick of running away
Along these bloody streets
I’m sick of predators and prey

Of being everybody’s end!

I’ve washed my hands of your blood
Thought it would leave me clean
But with time on my hands
It turned to mud forming this crust of sin


Now - to be truly free
I’ll let it come to me
So -break me if you must
When you break this crust
Freedom is to see




Hear this voice, see this man
Standing before you I’m just a child
Just a man learning to yield
I hate these hands soaked in blood
I hate what these eyes have seen
Up to my knees in filth and mud
How it hurts to become clean


I was always on my mind
But never on my side

Run - but if you run away
You’ll always have to hide

So if you need to run
Run for help!"


(Pain of Salvation - Reconciliation )