~ ..la Volpe Funambola ammazzaprincipi.. ~
~ Fragile ~

"...Sometimes it feels it would be easier to fall
than to flutter in the air with these wings so weak and torn..."

Original Blog -> Nepenthe


- EviLfloWeR -

* photos on flickr *
Lunacy 2 - Lunacy 3 - Lunacy 4
Lunacy 5 - Lunacy 6 - Lunacy 7 - Lunacy 8
Lunacy Ph

"Do asilo dentro di me come a un nemico che temo d’offendere,
un cuore eccessivamente spontaneo
che sente tutto ciò che sogno come se fosse reale;
che accompagna col piede la melodia
delle canzoni che il mio pensiero canta,
tristi canzoni, come le strade strette quando piove.
"

- F. Pessoa -

~ REMEDY LANE ~

- We’re going nowhere...All the way to nowhere –



"Forse sono l’uomo con le leggendarie quattro mani
Per toccare, per curare, implorare e strangolare.
Ma io non so chi sono,
e tu ancora non sai chi sono..."

F. R.

lunedì 31 dicembre 2012

solo un’altra spina nella mia corona



Finalmente un giorno per respirare: l’aggiornamento furioso del blog era obbligatorio. Mi sarebbe dispiaciuto parecchio non trovare neanche un ritaglio di tempo per fermarmi a scrivere prima di questa nuova fine, invece mi godo il giorno di riposo e ne approfitto per alleggerire la mente scrivendo tutto quello che mi passa per la testa.



Una nuova fine arriva senza che nulla inizi, ma io sono una nostalgica e un’amante delle ricorrenze, così non posso fare a meno di piantare un ulteriore vessillo sul mio calendario recitando un mesto requiem.



Ricordo che quando ero molto piccola mia madre mi ha letto, o forse raccontato, una storiella sul vecchio signore ricurvo per il pesante fardello del tempo che portava sulle spalle, e il giovane fanciullo allegro e spensierato che arrivava in suo soccorso per prenderne il posto.
Ero una bambina molto impressionabile, e ricordo che quel tardo pomeriggio sono stata ore alla finestra a fissare il giardino avvolto dal grigiore della nebbia, attendendo di veder passare un vecchietto che si portasse via l’anno finito.
Mi ero messa in testa che se l’avessi visto mi sarei precipitata a chiedergli se voleva che l’anno nuovo me lo prendessi io. Del resto ero così piccola e ingenua che avevo la convinzione di dover dominare il mondo, prima o poi.



La tradizione mi impone di fermarmi a scrivere ogni 31 dicembre. Le pagine di anni fa sono piene di buoni propositi, molto più di quanto lo siano le recenti. Negli ultimi anni mi soffermo maggiormente sul passato, indugiando con nostalgia o anche solo con un senso di quieta accettazione su quel che mi è accaduto, piuttosto che volgermi al futuro per avanzare una qualsiasi richiesta.
Non mi aspetto molto dal domani. Il presente mi spaventa per molti versi, e il futuro mi sembra quanto di più grigio io possa immaginare. Ma mi rendo conto che sono pensieri dettati da esigenze concrete e preoccupazioni pratiche, e mi par quasi di sentire una vocina provenire da un evanescente fanciullo biondo che abita su una stella che mi domanda se ricordo ancora quali sono le cose veramente importanti.



Sì, me lo ricordo, e non ho smesso di guardare le stelle, né la luna, né la fune su cui danza Neve.
Sono convinta di aver vissuto esperienze stupende, di aver sfiorato la felicità molte volte in vita mia. Penso che la vita possa ancora sorprendermi, ma sono molto meno affamata e determinata di prima.
Apprezzo infinitamente il benessere quotidiano, quello star bene con poche cose, quella serenità della quale si riesce ad esser estremamente fieri la sera, dopo una giornata filata più o meno liscia, quando posso finalmente conquistarmi qualche abbraccio e la tranquillità della mia “famiglia”.
Non cerco più di esser felice, semplicemente serena, libera il più possibile da preoccupazioni.



Ma quante bolle di sapone ho soffiato verso il cielo con la promessa un giorno di provare a raggiungerle? Vorrei sperare che ci sia ancora qualcosa di grande da conquistare, qualcosa di meraviglioso e inaspettato che attende alle soglie di questo nuovo anno.
Ma non riesco ad andare oltre al pensiero di oggi o della settimana seguente, degli orari che devo ricordarmi e degli impegni che devo incastrare nel pochissimo tempo libero.



Ogni tanto, mentre sono in tram o per strada, costruisco nella mia mente le storie che vorrei scrivere. Si sviluppano sempre di più e le idee continuano a frullarmi in testa, ma poi il tempo passa e non c’è mai modo di concretizzare nulla, e allora mi chiedo a cosa serve aver grandi propositi se poi non riesco a realizzare nemmeno il mio più antico e semplice volere?



No, non mi aspetto niente da questo 2013. L’unico desiderio che sento realmente mio è quello di trovare un lavoro decente appena finirà questo contratto, e riuscire a vivere degnamente.
La me stessa di anche solo due anni fa sarebbe infinitamente triste se leggesse questo post. Ma non lo farà, lei è sepolta sotto la neve.



E del 2012 cosa dire? Se mi faccio due conti devo ammettere che è stato un anno proficuo: mi sono laureata, ho anche trovato un lavoretto temporaneo nonostante la crisi nera, sono riuscita a vedere finalmente il nord.
Cose eclatanti a parte, non posso lamentarmi anche del resto: continuo a vivere con l’uomo che amo riuscendo a uscire dai periodi più neri, ho trovato la mia strada e la mia felicità quotidiana in tutto quello che ci siamo costruiti insieme.
Le amicizie storiche sono ancora lì, ho passato momenti stupendi anche in quest’anno con gli amici di sempre, e forse con alcuni sono comunque sempre troppo poche le occasioni di stare insieme. E poi ci sono le persone nuove, le nuove compagnie, le nuove conoscenze. Persino grazie al lavoro ho trovato una persona che valeva decisamente la pena conoscere. Non posso lamentarmi, questo è certo.



Cosa direi se affacciandomi alla finestra ora vedessi passare quel vecchio ricurvo, che stancamente si trascina sotto il peso dei mesi ricolmi di tutte le nostre esistenze, per andare a morire da qualche parte lontano?
Forse rimarrei a guardarlo tristemente, soffocando la vaga sensazione di capire perfettamente cosa si prova ad avere tutto quel peso addosso.



Sono ancora sul mio sentiero del rimedio. Ho riattraversato i ponti che avevo bruciato, ho rivissuto le favole spogliandole della loro purezza, ho combattuto quella che ero per poter continuare a camminare. Ho svoltato e se mi guardo indietro non so più come tornare sui miei passi: sono oltre il limite (Beyond the pale).




Pain of Salvation - Beyond The Pale

(parafrasando...)

Il sangue, la lussuria, i corpi che colorano il mondo: sono tutte droghe per cui morire.
Non vorresti condividere il mio fuoco?
Come può l’amore rendere questo mondo un campo minato di terreni proibiti?
Una mappa di pelle intoccabile e di desideri taciuti?

E l’amore era lì in vano, intenso e profondo ma segnato dal dolore.
Amando il puro e il sano, cercavo la dea senza macchia -per poi vederla tornare carne-
affamata sia per la purezza che per il peccato.
Sono sempre stata molto più umana di quanto avrei voluto essere,
ma c’è una logica in questo mondo, se loro la potessi vedere...

Qualcuno calmi questa fame (è nel mio sangue) che cresce sempre di più (martallante).
Io sto imparando, tu mi stai bruciando!
Questo non è ciò che avrei voluto essere, questo non è ciò che avrei voluto vedere.

E dopo tutto sono qua pronta a rialzarmi ancora
cercavo un amore che mi potesse far sentire libera,
ma poi si è dimostrato essere qualcosa che fa male dentro quando ci tocchiamo,
e così vado avanti, perdo la mia strada.

Smarrita, sto provando a non sentirmi incatenata,
a bruciare via questa sensazione di sentirmi fredda.
Vieni e annega con me, la risacca ci porterà via,
e vedrai che sono dipendente dalla mia onestà.
Credimi! Perché dopo tutto, il mio senso di verità mi ha portata già una volta qui,
ma ho perso il controllo e non so più se sono sincera con la mia anima.
Ho perso il controllo e non so se sono sincera del tutto.

Siamo sempre stati molto più umani di quanto avremmo voluto essere.
Tutti questi anni ad essere fedele a te, malgrado il desiderio che scorreva nelle mie vene.
E ho sempre cercato di calmare le cose -mandare giù, mandare giù-
“E solo un’altra piccola spina nella mia corona.”
Ma improvvisamente un giorno c’era semplicemente troppo sangue nei miei occhi,
e ho dovuto intraprendere questo viaggio sul sentiero del rimedio dei come e dei perché.


Noi siamo sempre stati molto più umani di quanto avremmo voluto essere.
Noi saremo sempre molto più umani di quanto vorremmo essere.


 
 

Christmas 2012



“Vorrei essere una bomba a neutroni,
per una volta potrei non funzionare
Vorrei essere un sacrificio
ma in qualche modo ancora vivo



Vorrei essere un ornamento sentimentale
da appendere sull’albero di natale
Vorrei essere la stella che va sulla punta



Vorrei essere la testimonianza
Vorrei essere l’esempio per cinquanta milioni di mani alzate
e protese verso il cielo



Vorrei essere un marinaio con qualcuno che mi aspetti
Vorrei essere fortunato, fortunato come lo sono io
Vorrei essere un messaggero che porta solo buone notizie
Vorrei essere la luna piena che risplende sul cofano di una Camaro



Vorrei essere un alieno di casa dietro il sole
Vorrei essere il souvenir che tieni sulle chiavi di casa
Vorrei essere il pedale del freno da cui la tua vita è dipesa



Vorrei essere il la parola “fiducia” e non deluderti mai
Vorrei essere una canzone alla radio,
la sola per cui hai alzato il volume.



Vorrei…vorrei…vorrei….
suppongo che non finirò mai.”


Pearl Jam - Wishlist



Vorrei essere l’erba ricoperta di rugiada che saluta il sole al mattino
quell’erba che lei calpesta con le sue zampette curiose.



Vorrei essere l’orologio a pendolo che da sempre è appeso in cucina,
per fermare il tempo quando ne vale la pena.



Vorrei essere la nebbia che si alza dai campi dietro casa mia,
e accompagnare le giornate semplici di coloro a cui voglio bene.



Vorrei essere l’ombra alle tue spalle,
quella di cui non ti accorgi ma che più ti è fedele.



Vorrei essere la neve che scende a dicembre,
e regalare nuovi sogni a chi ha smesso di desiderare.



Vorrei….vorrei….vorrei.
Ho avuto un altro bel natale, ma non smetto di volere.


venerdì 28 dicembre 2012

Closer to hell


Nine Inch Nails - Wish

"Wish there was something real
Wish there was something true
Wish there was something real
in that world full of you."


Odio trovare cose che non vorrei vedere.

Odio anche solo il pensiero di pensare a qualcosa che dovrei odiare.

Quanto a lungo resta l’odore di un fallimento?


...

Non mettere i Nails...mi fanno incazzare.

...

Ci dev’essere un luogo, da qualche parte, in cui loro due avranno stelle in abbondanza, e aspetteranno l’alba insieme, l’uno tra le braccia dell’altra.
Ci dev’essere un cielo in cui una stella nomade scompare e riappare senza lasciar traccia, segnando i destini di coloro che a lei troppo si avvicinano.
E ci dev’essere anche un posto, da qualche parte nell’universo, in cui saremmo potuti stare insieme al principio di una nuova alba, abbracciati a pescare stelle senza più timore.

Invece questa è la realtà, e siamo solo pezzi di carne e sangue che inseguono i deliri di una volontà che non sa smettere di desiderare.
Probabilmente ci sarebbe stato un posto, in questo mondo, in cui non avremmo fatto altro che distruggerci a vicenda.

A volte vorrei potermi aprire il cervello per frugarvi dentro fino a trovare i germi malsani che mi hanno resa tanto cieca, vorrei sezionare ogni emozione fasulla, ogni paranoia, ogni mania ingigantita dall’angoscia di una vita che scivola via senza controllo.
Vorrei avere delle risposte, pur sapendo che l’unica risposta possibile è la vita che sto vivendo.

Non fa più male al cuore, è solo un gioco della mente, una ripicca del mio orgoglio.
La peggior maledizione è non saper dimenticare.



Dammi la bevanda del fluido che disintegra
e prestami il dolce balsamo,
la benedizione della dimenticanza.

Sonno d’oblio, districa le stelle
brucia i ricordi, annienta il dolore.

Rapiscimi, scombussolami e uccidimi di nuovo
perché brucio e tremo
muoio ad ogni movimento.
Anelo solo alla perfezione del tuo silenzio.

Purificami attraverso un flusso di buio.
Annegami, oblio.

Concedimi una vita che posso vivere.
 

lunedì 17 dicembre 2012

Nothing left to burn




Non ha più senso cercare quello che non c’è.
La neve è semplicemente bianca: non c’è nessun arcobaleno di colori nascosto tra i riflessi dei cristalli ghiacciati.
La vita è soltanto ore che scorrono e impegni che si susseguono: non è vero che siamo liberi di sognare.
E queste parole sono solo parole: non ci sarà mai un significato in più.
Ma so molte più cose di me stessa adesso: meno favole e più verità.

Ancora una volta, cammino in circoli.




Dicembre 2011

Dicembre è una valle coperta di soffice neve, è un abete fantasma agghindato a festa, è un lago placido in cui quella che si dimena e scalpita solo soltanto io.
Io amo dicembre, io amo la neve. E le panchine gelide nei parchi. E le stelle distanti viste attraverso i fumetti d’alito nelle notti d’inverno.
Amo la neve che è venuta e quella che verrà, il freddo che ho sentito, e i tanti modi che ho trovato per scacciarlo.
Amo tutte le persone con cui ho costruito i miei inverni. E i mercatini di Natale, e camminare per ore con le gambe congelate e il gusto di cioccolato sulle labbra.

Ogni anno è sempre più difficile dare un nome a questo dicembre, perché il tempo lo rende più grigio, e la neve che si ostina a non scendere non potrà purificarlo.
Diventa tutto complesso quando si hanno più ricordi che desideri: l’abete si piega lentamente, sotto il peso di tutti gli addobbi degli anni passati, e la memoria incespica attraversando pensieri che hanno ormai perso di obiettività.

La neve non arriva, ma quella che ho accumulato nel tempo è diventata uno spesso strato di ghiaccio limpido e trasparente. Se mi affaccio a guardare che cosa custodisce, vedo facce e ricordi lontani, incastonati come tante perle colorate.
Come se vedessi Neve lì sotto il ghiaccio, pur essendo cieca come l’uomo che l’aveva amata. Non vedo nulla, ma so che tutto quanto è esattamente lì.

Così riesco a ritrovare un brandello della vecchia, infantile, felicità, soltanto all’idea di passeggiare tra bancarelle colorate e luci di festa. Posso persino accettare che i fantasmi mi accompagnino, che siano parte di me. Posso essere diversa pur rimanendo sempre la stessa.
Non sono io che cambio: è tutto quel che ho intorno ad essere differente. Io mi allungo e mi restringo e cambio forma e mi adatto in infiniti modi, per entrare in questa realtà, questa che è la mia realtà.
Ed è buffo pensare che l’amore alimenta propositi stupendi, per poi lasciarti inciampare nelle cose più stupide.

Noi non ci incontreremo mai..un pozzo che fissa il cielo, due rotaie per sempre parallele. Lo so dall’inizio e più volte l’ho scritto. Tante volte quante quelle in cui ho pensato che poi magari poteva anche non essere così.
Ogni volta che torno sui miei passi fa sempre meno male, e la consapevolezza che il nodo resta stretto, adesso come prima, mi regala una strana serenità più forte del dolore.

Quante cose vorrei dire a questo dicembre, e quante a quest’anno che sta per finire.
Una volta a dicembre sono stata felice come mai prima, e quest’anno…beh, sinceramente non lo so. Sono dove voglio essere, e questo è tutto.

martedì 11 dicembre 2012

E sento...

…che chi sono e chi sono stato
sono sogni differenti.




“Are you in or are you out?
The words are stones in my mouth
Hush little baby don’t you cry
Truth comes down
Strikes me in the eye



Turning season within
Brand new nails across my skin
But who am I to imply
That I was found
That I found you in the white



To overcome this
I become one with
The quiet cold of late November
If you don’t see
I’ll remain unseen
Until there’s time to be remembered



So I had a green light
I was lost in city lights
Not so far from a try
This is not our last goodbye



So I found you
Found a way all through
The quiet cold of inner darkness
And now that you’re here
It becomes so clear
I have waited for you always”


(Katatonia - In The White)



“E quando mi parlerà di un cielo scuro,
di un paesaggio bianco,
ricorderò stelle che non ho visto,
che lui guardava,
e neve che nevicava nel suo cielo.”

lunedì 10 dicembre 2012

Quello che non c'è



“questo è un periodo in cui è sicuramente difficile trovare dei punti di riferimento: questa canzone parla di quello che non c’è.”
- M.Agnelli -




La neve se n’è andata silenziosa così come era arrivata, incurante del tanto frastuono creato da giornali e televisione. Temevo che mi avrebbe creato grossi problemi, ma in cuor mio sapevo già che le avrei perdonato tutto.

Non ho avuto nemmeno il tempo per godermela un po’. L’ho guardata scendere piano mentre io correvo al lavoro, ed ho invidiato il suo candore, la sua serenità, la sua capacità di fermare il tempo e imprigionarlo in attimi magici come bolle di cristallo.
La notte l’ho immaginata ricoprire tutto, come in una favola del nord che nessuno racconta più, ma quando la mattina ho aperto la finestra la magia stava già svanendo.

Quest’anno la neve ha solo reso più tagliente il pensiero di tutto ciò che mi manca.
Attraverso il candore del bianco che acceca vorrei ancora ritrovare il freddo e le stelle che ho perduto, quella sensazione di essere funambola senza timore, e quella voglia di vivere i miei sogni che mi ha portata a infrangere ogni regola pur di trovare “quello che non c’è”.

Dormo sonni irrequieti e non riesco a liberarmi dei pensieri contingenti. Vivo di corsa e mi lascio sfuggire centinaia di cose importanti. Il tempo mi scivola addosso e io non afferro che briciole.
Tutti mi parlano di ottimizzare i tempi, ma a quale scopo? Se il tempo non mi lascia spiragli di vita, di vita vera, allora cosa resta che valga la pena di essere “ottimizzato”?
Mentre lavoro osservo la gente che si gode le feste, che sorride camminando per strada, che non ha fretta, che non ha nemmeno rispetto per te che stai chiudendo dopo una giornata di lavoro e ti fermi lì di più solo per soddisfare il capriccio di qualcun altro.

Vorrei avere distese di neve, e laghi senza orizzonte, e foreste e stelle che siano soltanto mie. Vorrei avere freddo, un freddo insopportabile: un freddo che sopporterei se fossi dove desidero essere.
Vorrei la mia pistola per sparare a quello che non c’è, come un bambino che sconfigge i mostri nell’armadio, come Malte che scopre l’indicibile sotto la sua scrivania.
C’era un tempo in cui credevo a quello che non c’era, mi ero convinta che semplicemente non ci fosse per tutti gli altri. Un tempo c’erano le favole, i sogni, gli attimi spesi per cose inutili che diventavano così preziosi.

Ho perso il gusto, ho perso i sogni. La razionalità e le necessità quotidiane mi schiacciano. Eppure credo ancora di poter camminare dritta sull’acqua, o alta sulla mia fune. Cammino su quello che non c’è e ripenso a tutte le volte che ho creduto di trovare una nuova alba, nuove speranze, nuovi sogni.

“La chiave della felicità è la disobbedienza in sé a quello che non c’è..”
Provo a disobbedire alla realtà e ad alzare il naso verso le stelle per camminare ancora dritta sulla fune. Desidero così tanto cambiare senza tuttavia far nulla per riuscirci. E forse è proprio per questo che continuo a cadere sana e salva.

Penso a quello che c’è, alla mia alba fatta di una meraviglia semplice, di pochi momenti felici, di sorrisi ed abbracci che riescono a farmi dimenticare talvolta tutto quello che non c’è.
Tutto quello che mai ci sarà.



“Ho questa foto di pura gioia
è di un bambino con la sua pistola
che spara dritto davanti a se
a quello che non c’è

Ho perso il gusto, non ha sapore
quest’alito di angelo che mi lecca il cuore
Ma credo di camminare dritto sull’acqua e
su quello che non c’è



Arriva l’alba o forse no
A volte ciò che sembra alba non è
Ma so che so camminare dritto sull’acqua e
su quello che non c’è

Rivuoi la scelta, rivuoi il controllo
rivoglio le mie ali nere, il mio mantello
La chiave della felicità è la disobbedienza in sè
a quello che non c’è

Perciò io maledico il modo in cui sono fatto
il mio modo di morire sano e salvo dove m’attacco
Il mio modo vigliacco di restare sperando che ci sia
quello che non c’è



Curo le foglie, saranno forti
se riesco ad ignorare che gli alberi son morti
Ma questo è camminare alto sull’acqua e
su quello che non c’è

Ed ecco arriva l’alba so che è qui per me
Meraviglioso come a volte ciò che sembra non è
Fottendosi da sè, fottendomi da me
Per quello che non c’è..”