~ ..la Volpe Funambola ammazzaprincipi.. ~
~ Fragile ~

"...Sometimes it feels it would be easier to fall
than to flutter in the air with these wings so weak and torn..."

Original Blog -> Nepenthe


- EviLfloWeR -

* photos on flickr *
Lunacy 2 - Lunacy 3 - Lunacy 4
Lunacy 5 - Lunacy 6 - Lunacy 7 - Lunacy 8
Lunacy Ph

"Do asilo dentro di me come a un nemico che temo d’offendere,
un cuore eccessivamente spontaneo
che sente tutto ciò che sogno come se fosse reale;
che accompagna col piede la melodia
delle canzoni che il mio pensiero canta,
tristi canzoni, come le strade strette quando piove.
"

- F. Pessoa -

~ REMEDY LANE ~

- We’re going nowhere...All the way to nowhere –



"Forse sono l’uomo con le leggendarie quattro mani
Per toccare, per curare, implorare e strangolare.
Ma io non so chi sono,
e tu ancora non sai chi sono..."

F. R.

mercoledì 27 febbraio 2013

Re mortali di cose effimere



Aggiornamenti? Cerco lavoro, riempio le giornate, mi dedico alle mie passioni, alle amicizie, faccio progetti che forse si avvereranno o forse no.



La neve non fa sentire la sua mancanza quest’anno, ma mi manca la montagna, mi mancano le camminate, mi manca l’entusiasmo di partire la mattina per chissà dove. No, non è che manca a me, ma fa lo stesso.
Fa freddo, ma vivere in città non è come a casa mia. Mi mancano le notti stellate, e mi viene da piangere dalla gioia quando torno a casa e la mia lupa mi fa le feste come se non me ne fossi mai andata.



Ho voglia di fare tremila cose ma o non basta il tempo o le persone con cui vorrei farle mi lasciano a piedi. La passione per la fotografia non fa che crescere, poi ci sono i concerti, gli aperitivi, i nuovi amici che si stanno dimostrando delle vere perle rare. E ci sono le serate nerd, i giochi da tavolo, le domeniche passate a sparare cazzate giocando in co-op.
No, non mi dispiace tutto questo, ma mi sento in gabbia, mi sembra sempre di fare troppo poco.
Troppo poco.



Nel fine settimana avrò la casa invasa dagli amizi, se sopravviverò sarà il tempo di un secondo tatuaggio in onore del nostro anniversario. E poi? La primavera sarà sempre più vicina, e il mio periodo nero sempre più lontano.
Questo è tutto, ed è pur sempre niente.







- Gridlock: Tutto è mio –

Siedo silenziosamente su questa strada
Setaccio la polvere tra le mie mani
Per sentire che sono al mio posto.







Piango silenziosamente per la mia anima
C’è sempre stato qualcosa di cui ho avuto bisogno
Per sentire di essere completo.
Sto inciampando sulla linea – guardo questa nuova condizione mentale
“Tutto è mio!”







Piango silenziosamente per il genere umano
A un certo punto tagliamo ogni corda, per poter toccare il sole.







E poi, subito e silenziosamente, come mongolfiere calde
Le nostre menti arrivarono fino al cielo
Librandosi su lande fiorite con una meravigliosa vista.
Ma con questa brama per il terreno dentro.
E ogni luce rossa nella città urla per chi si è perso
E non è mai stato trovato – “Tutto è mio!”





- La fine –

Siamo tutti alla ricerca del nostro posto
Siamo tutti alla ricerca della nostra casa
Invincibili, giovani e forti
Ma abbiamo perso tutto questo
Quando abbiamo trasformato la vita in una strada
Una direzione verso una meta
Che finisce laddove nessuno vuole realmente andare.



Perciò, amico mio, benvenuto alla fine.
Tutti coloro i quali non desidereranno,
tutti coloro i quali non possono guarire.
Tutti coloro i quali hanno perso sé stessi
Sugli scaffali impolverati della vita:
nessuno di loro vincerà
Siamo solo re mortali su cose effimere.



Ma vedo un uomo migliore – i suoi piedi nella terra di suo padre
La sua mano nella mano della madre – appartiene ancora ad un posto
È sdraiato qui, sulla spiaggia – non chiede mai dove andare.
Per il suo è un animo ben fondato (“legato alla terra”, radicato)
Lui saprà sempre.



- Ci hanno donato la vita –

Sono il mare – lo sono perché lo dico.
Per tutti i miei fratelli, per tutti i miei amici:
io vi dono la miseria, io vi dono la vita.
Voi vedete tutto in me – voi vedete un Dio in me
Io mi vedo in te, in ogni posto.



Io vi dono questa croce, io vi dono questo fiore
Io vi dono questa croce, io vi dono questo fiore.
Noi condividiamo questo sentimento di impotenza,
Ogni giorno, giovani figlie e figli, senza difesa.



Silenziosamente andiamo, silenziosamente passiamo.
Ci è stata donata la miseria: ci è stata donata la vita.
Ci è stata donata la miseria – ci è stata donata la vita.


PoS - Le leggi fisiche di Gridlock

As empty as the ocean

Nebbia onirica che lentamente condensa volti di fantasmi, pesanti come piombo. Con quanta crudele nitidezza affiorano dalle profondità nostalgiche della memoria forme perfette, che la mente aveva dimenticato.

Ogni cosa è indistinta, eppure c’è quel sentore vago che ogni dettaglio sia esattamente al suo posto.

Ti ho sognato così, bello come eri, come non ti ho mai visto. Ho sognato la neve che sono stata, il sangue versato.

Il tempo si azzera nel sonno, e noi siamo una somma indistinta di tutto ciò che siamo stati, di tutto ciò che abbiamo avuto, delle persone che ci hanno attraversato l’anima.

E’ bello, talvolta, salutare i fantasmi come se non se ne fossero mai andati, come se tutto continuasse a scorrere in un eterno presente. Come se non contasse ciò che è successo dopo.

Penso che se potessi scegliere vorrei un paradiso fatto così: un sogno eterno in cui riavere la mia vita intera.



“This garden will never bloom
the moments that shone are far
this ocean no longer blue
conceals all beauty
drowns us in gloom

Pale ghosts in the shadows
dead faces in the water
barren spaces left behind
melt into waves
in the empty flow
everlasting stains
a quiet solitude
tension wanes within
I am as empty as the ocean

The promises I made for you
part from the seams too soon
pipe-dreams torn apart
slowly pass on
vanish for good

The world is tranquil now
close your weary eyes
let sleep wash away
this desolate reality
tell you a fairy tale
tell realities apart

This is our haven
within this quiet room
you’ll be safe
until the dreams escape
the dreams always escape

Am I still alive?”


Shamrain – The Empty flow

martedì 26 febbraio 2013

Desassosego - un Pozzo che fissa il Cielo

"Il mio carattere è del genere interiore, autocentrico, muto, non autosufficiente, ma perduto in se stesso."



Ricorrenze. Gli anni sono passati, avidi e frettolosi nel loro incedere. Erano i primi giorni di marzo, e così sarà anche stavolta.
Avevo sempre desiderato un segno indelebile sulla mia pelle, ma ero convinta che l’unico soggetto che potesse andar bene per sempre dovesse per forza essere qualcosa che riguardasse sé stessi, soltanto sé stessi.
Poi invece mi sono innamorata.

“I have dwelled in the dark so long that I have become the night.”

Ti ricordi quando ti ho chiesto di disegnare la mia ombra? L’hai fatto anche se continuavi ad insistere perché io non facessi quella “follia”. E l’hai creata perfetta, esattamente come la volevo.

Una sagoma nera, una creatura fantastica, estranea al reale, aliena, nata senza possibilità di vivere normalmente, adagiata su una luna completamente buia.
Una creatura dotata di ali, ma troppo grandi per non esser goffa. Solo un’ombra malinconica, solitaria come la luna. Una luna che mostra la sua faccia buia.
L’unica luce viene da una stella sperduta: il mio faro nell’oscurità.

Volevo sulla pelle la mia ombra, la mia gemella rinnegata. Lei che mi sta sempre alle spalle, lei che è morta, lei che porto ancora con me, lei che nessuno riusciva mai a trovare.
E volevo che parlasse di me, e di te, e di come l’amore cambia la vita.
Volevo un simbolo, un custode silenzioso che vegliasse proprio lì dove io non riuscivo a vedere.

A distanza di tempo mi chiedo se lo facciano apposta le cose ad assumere significati diversi, tutti in egual modo valevoli, man mano che l’esistenza evolve e si trasforma. Quel che un tempo vegliava, ergendosi a simbolo di una luce nelle tenebre, è adesso tornato all’essenza sua originaria: un’ombra alle spalle.
Un’ombra che svanisce inesorabilmente con il tempo, ma che non dimentica il giorno in cui qualcuno l’ha trovata. E se scompare non è perché si perde, ma perché si nasconde sotto la pelle che si è fatta suo mausoleo.
Ancora oggi mi piace ricordarmi di lei, perché ogni tanto sento la sua voce, che riecheggia nell’oscurità in cui l’ho relegata.

Questa volta sarà il tempo di Neve, della Volpe funambola, del mio Desiderio. Tutto insieme, come tutto è parte di me.
Sì, perché poi mi sono innamorata di nuovo.



"Confessa pure; ma confessa ciò che non senti. Libera pure la tua anima dal peso dei suoi segreti raccontandoli, ma meglio sarebbe se il segreto che racconti non lo avessi mai rivelato. Mentisci a te stesso prima di raccontare quella verità. Esprimersi è sempre sbagliare."




“Neanche dipingendo questo vetro di ombre colorate nascondo a me stesso
il rumore della vita altrui mentre la guardo dal lato opposto.”




“La banalità mi tormenta. Stanco, chiudo le imposte delle mie finestre, escludo il mondo e per un momento ho la libertà.”




“C’è una grande stanchezza nell’anima del mio cuore. Mi intristisce
colui che non sono mai stato e non so che specie di nostalgia sia il
ricordo che ho di lui. Sono caduto addosso alle speranze e alle
certezze, con tutti i tramonti.”




“Non so chi sono, che anima ho. Quando parlo con sincerità non so con quale sincerità parlo. Sono variamente altro da un io che non so se esiste.”



“Se il mondo può essere considerato un’illusione e un fantasma, tutto quello che ci succede possiamo considerarlo un sogno, qualcosa che ha finto di esistere mentre stavamo dormendo. E
allora nasce in noi un’indifferenza sottile e profonda verso tutte le disgrazie e le sciagure della vita.”




"La sete di essere completo mi ha lasciato in questo stato di inutile pena. La futilità tragica della vita."


- F. Pessoa -

giovedì 14 febbraio 2013

Favole in Venice





Nei reconditi anfratti dei miei lontani ricordi fluttuano candide dame in compagnia di esseri sventurati, fra la malinconica nostalgia dei rimpianti, fra centinaia di fredde e scheletriche statue...







Il palpito immortale dei miei aneliti mi portò a sconfinati altopiani di foglie morte, inverni desolati e leggendari castelli.







Fu in un cupo, interminabile corridoio che iniziai il mio cammino, da lì corsi attraversando centinaia d’antiche cripte nella cui suadente oscurità mi persi, immersa nella bellezza di languidi sguardi.







Fino ad allora, le mie dame non incontrarono la strada del bosco, perché sempre rimasero in letargo fra le mura di mille fortezze e cupe magioni, tormentate da bestie grottesche nelle sotterranee segrete dei miei sogni.







Per sempre rimarranno onirici frammenti della loro desolata esistenza e i loro scenari continueranno ad essere immersi nelle nebbie, là dove il sole si perde per sempre e le rovine del sentimento si ergono ancora sotto il lacrimare dirotto di piogge e tempestose.







La lucerna accesa per illuminare la mia oscurità smise di emettere i suoi lividi bagliori per lasciar posto alla luce del giorno...







Vago è il ricordo... ma riuscii a ritrovare il portone principale del castello, camminai su ponti levatoi e fui fuori, oltre le grate che custodivano i miei sogni in chiaroscuro.







Ora mi trovo nel fitto della boscaglia. Vedo folletti che si celano e mi sorridono mentre fluttuo su ambrate acque stagnanti.







Ma oltre il bosco continueranno ad annidarsi pericoli, tristezze e, sicuramente, anche infiniti piaceri.







Seppi che ero libera, quando mi guardai intorno e milioni di suoni e colori diversi si protesero verso di me...







Mi ricordai di vecchi racconti e rammentai i ghigni di vecchie megere che volarono sulle loro scope nei cieli purpurei della mia intimità.







Ora mi attendono città che non ho mai visto e scoprirò leggende di principi misteriosi, e il suono della musica immortale.







Sì, alla fine, sento persino l’amore; sarà fra le braccia di un vampiro sognato, ebbra della musicalità di un salone dorato, oltre ogni timore.





Immersa nel suo calore, nel gelo e nella seduzione.
E il mio nome sarà Favole.





Nella quiete di una tranquilla dimora gli fu facile scoprire il suo passato, mentre contemplava assorto il suo volto assopito e dipingeva immagini di una città italiana nella quale le gondole fluttuano con calma in un soave vagare fra oscuri canali.



Fu il suo cuore segreto che manifestò la passione per il teatro, a Venezia, dove soleva rammendare i minuscoli costumi dei suoi allegri burattini.



Dopo il crepuscolo, il vampiro innamorato le offrì come dimora il suo castello e a mezzanotte celebrò una lugubre festa mascherata le cui melodie risvegliarono dal faticoso sonno la giovane dai capelli ramati.
Ezequiel non dimenticò mai la sua espressione viva ed estatica, in quell’alba di spettri fluttuanti.



Come un leggiadro cavaliere, azzimato in uno sfarzoso abito da sera, danzò con lei per tutta la notte, volteggiando fra la curiosa sorpresa di tutti i ballerini di quella corte sinistra.



Da allora un teatro di marionette cessò la sua attività per far posto a un ballo di musiche e colori. Le torneranno per sempre in mente i misteriosi sguardi di ballerini mascherati, quelli che si innamorarono di Cenerentola in un palazzo veneziano.


(Victoria Frances)