~ ..la Volpe Funambola ammazzaprincipi.. ~
~ Fragile ~

"...Sometimes it feels it would be easier to fall
than to flutter in the air with these wings so weak and torn..."

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- EviLfloWeR -

* photos on flickr *
Lunacy 2 - Lunacy 3 - Lunacy 4
Lunacy 5 - Lunacy 6 - Lunacy 7 - Lunacy 8
Lunacy Ph

"Do asilo dentro di me come a un nemico che temo d’offendere,
un cuore eccessivamente spontaneo
che sente tutto ciò che sogno come se fosse reale;
che accompagna col piede la melodia
delle canzoni che il mio pensiero canta,
tristi canzoni, come le strade strette quando piove.
"

- F. Pessoa -

~ REMEDY LANE ~

- We’re going nowhere...All the way to nowhere –



"Forse sono l’uomo con le leggendarie quattro mani
Per toccare, per curare, implorare e strangolare.
Ma io non so chi sono,
e tu ancora non sai chi sono..."

F. R.

giovedì 19 novembre 2015

We sleep between the storm that was...

...and the wind which has to come.



Ci sono cose che rimangono sempre uguali sé stesse per inedia, altre che invece sopravvivono agli anni perché si attaccano alla pelle e si insinuano nel cuore così in profondità da conquistare la forza di adattarsi infinitamente, di strisciare come un serpente verso nuove forme.

Ho sempre avuto poche certezze nella mia esistenza, una di queste è la musica. E il mio fanatismo introspettivo legato alla mia sensibilità assetata di manifestazioni emozionali ha eletto pochi nomi che fanno parte del mio olimpo personale delle divinità. Quelle divinità che non preghi ma adori con intima devozione, perché sono in grado di creare piccoli miracoli ogni volta che alzi il volume e la musica prende forma.

Quanta musica ho divorato, eppure sono pochi i nomi che amo alla follia, quelli che ho seguito in capo al mondo se necessario, quelli che non c’è lavoro/stanchezza/difficoltà che tenga. Quelli che hanno scritto pagine indelebili della mia vita nel momento in cui hanno regalato la loro arte al mondo, e nel mondo questa è entrata nelle vite dei singoli, si è trasformata, ha trovato significati infinitamente diversi.

Sono passati quindici anni da quando ho sentito per la prima volta Irreligious dei Moonspell. È stato amore totale, una folgore a ciel sereno che avrebbe segnato il resto della mia vita scandendone le tappe e regalandomi emozioni uniche. 
Se c’è una cosa che amo fare è legare momenti della mia vita a delle canzoni: è l’unico modo che conosco per rendere dei ricordi indelebili almeno a livello emotivo. Le forme scompaiono, i colori sbiadiscono, la mente non può serbare tutto ciò che vorrei. Ma il cuore sì, il cuore riconosce quelle note ed improvvisamente è come se il tempo non fosse mai passato.

Extinct è un album che sto amando moltissimo. Ho già avuto modo di apprezzarne l’enorme impatto che riesce ad avere live durante la prima tappa del tour. In quell’occasione ho avuto il piacere di intervistare Pedro e di stare un po’ nel backstage a chiacchierare con loro, ma ho dimenticato le foto. No, non è così grave, ma è triste per una come me, così fissata con i ricordi. 
Mi piace riguardare le vecchie immagini delle prime volte in cui li ho incontrati, quando il mio cuore di lupo era ancora così gonfio di adorazione che quasi non riuscivo a parlare con quell’uomo gentile che negli anni ha continuato a ricordarsi di me.
Ieri è stato il momento della seconda tappa del tour. Anche questa volta tanta strada e tanta stanchezza tra lavoro, vecchiaia, e impegni vari. Ma ho una persona che mi ama e mi sostiene anche in questo, nonostante non possa capire questo mio enorme desiderio, e gliene sono enormemente grata.



Mentre mi truccavo, davanti allo specchio, osservavo le rughe che inutilmente provo a tamponare con del correttore che non è mai abbastanza, e ripensavo alle prime volte, quando ero giovane e terribilmente sognatrice, quando mesi prima iniziavo a preparare i regali e i biglietti per Fernando, sperando in cuor mio di poter vedere ancora una volta quel bagliore dorato che hanno i suoi occhi, abbracciarlo e dirgli inutilmente altre mille volte “grazie”.
Presa da nostalgia sono andata a guardarmi qualche foto. No, non sembravo nemmeno io, doveva essere qualcuno che mi assomigliava e che sentivo molto affine. Sono tornata in bagno e ho frugato nel mio più vecchio beauty case, ritrovando quell’ombretto viola che avevo comprato con lui, a Vicenza, quando ancora c’era il velvet goth e i vestiti costavano troppo per le mie tasche. Fissavo lo specchio eppure era come rivedere un film: lui a casa mia, che per la prima volta aveva accettato di accompagnarmi ad un concerto, schivo com’era, ed io che mi truccavo con quell’ombretto per poi lasciare che mi facesse decine di foto. Quella sera suonavano i Moonspell.
Scadono gli ombretti? Forse sì, ma io quello l’ho conservato, e non solo, l’ho usato ieri sera, dopo così tanti anni. Sembra una stupidaggine, lo so, ma è sottile la linea che attraversa le nostre esistenze, collegando qua e là punti prima sconnessi. Quella linea può dare un senso alle cose più banali, creando connessioni magiche e silenziose che solo l’anima sa apprezzare.



A make-up completato ho studiato a lungo il mio viso. Non sono riuscita a vedere niente di quella ragazzina, eppure la luce negli occhi al pensiero del concerto imminente mi è sembrata proprio la stessa. Dopo tutti questi anni, dopo averli visti e rivisti, dopo aver sognato e osservato i miei sogni avverarsi. Sì, l’emozione è sempre la stessa. 
Così come succede con l’amore, quello vero, quando è in grado di mantenere sempre viva la fiamma primordiale che ha incendiato il cuore. Come quando ti svegli una mattina qualsiasi, dopo anni, accanto alla persona che ami, e ti accorgi che il tuo cuore la riconosce ancora come se fosse la prima volta.

Non ero mai stata prima in quel locale. Siamo arrivati di corsa dopo due ore di strada in tempo soltanto per il secondo gruppo spalla. Il palco era veramente grande, lo spazio per i fotografi una trincea piena di ostacoli mortali. Ma lo spirito di sopravvivenza del fotoreporter metal non ha eguali.

Esibisco il mio bel pass e cerco di trovare il mio angolino in trincea tra gli altri fotografi d’assalto, in equilibrio precario. Le luci si spengono, partono le note di Love you to death dei Type O Negative. Peter, il più grande e compianto “extinct”, ha una voce che pervaderà i secoli a venire, non ho alcun dubbio. Il tributo dei Moonspell a questo grande uomo mi commuove anche stavolta. Si accendono solo due luci verdi in suo onore, e nel silenzio della sala la canzone scivola nota dopo nota fino alla fine. Un’intro sublime. 
Mi siedo a terra e ascolto ad occhi chiusi: ancora non sono saliti sul palco e già sono riusciti ad emozionarmi.

Il concerto è una figata, come sempre. Mi affanno per fare il mio dovere di fotografa eppure non riesco a tenere la testa a bada. Urlo con loro, salto, esulto, e non mi sembra vero di avere ancora la voce alla fine. Aires mi saluta appena mi vede sotto il palco a inquadrarlo, Fernando mi ammicca sorridendomi. Sono già felice che metà basterebbe. 
Ma c’è dell’altro: una versione di Magdalene che non mi aspettavo assolutamente, e due delle canzoni che più amo e che non sentivo da parecchio tempo live: Nocturna ed Everything Invaded. Sono pezzi di vita che mi scorrono davanti agli occhi e in profondità nel flusso del mio sangue. Quindici anni fa come oggi tutto ha improvvisamente un significato, sempre diverso, sempre importante.

A concerto finito la birra è d’obbligo, un po’ di chiacchiere con alcuni amici trovati lì, e l’attesa per il meet and greet. Come al solito ho portato loro qualche regalino, Aires mi vede da lontano e mi chiama per nome con evidente felicità quando vede il pacchetto. È facile conquistare gli iberici con degli alcolici!
Foto di rito, e attendo che la calca diminuisca prima di avvicinarmi a Fernando. Avevo così tanta voglia di rivederlo…è una sensazione strana: non posso dire che sia come rivedere un vecchio amico con cui hai condiviso parte di vita, ma è qualcosa di molto simile. Sono emozionata nonostante sia la millesima volta che ci parlo, e ringrazio il mio cuore per essere ancora capace di emozionarsi così. Baci e abbracci, il mio cuore si calma. Sì, sono agitata ma la sua presenza mi calma. 



Gli chiedo la follia di scrivermi con la sua calligrafia una frase che sento il bisogno di tatuarmi: ride, dice che questa non gli era ancora capitata. Rido anch’io, perché nella fretta di partire dopo lavoro ho trovato solo un quadernetto rosa che avesse pagine bianche dove fargliela scrivere, e non dimenticherò mai l’immagine di lui chino su quei quadretti che si concentra per scrivere in modo leggibile. Inchiostro su carta, inchiostro sulla pelle…le cose davvero importanti devono essere indelebili.



Finito il meet and greet chiacchieriamo ancora, di musica, di cazzate, di vita. Nel backstage c’è così tanta puzza di cannoni che ringrazio di non vivere più con i miei genitori da anni o avrei avuto un paio di cosette da spiegare. È tardi, fottutamente tardi, ma c’è la birra, c’è la musica, c’è la compagnia: chi se la perde l’occasione di stare un altro po’ con loro? 
Altri momenti indelebili, e la sensazione di essere parte di qualcosa. Sono felice? Sì, sono felice. La musica è tutto, la musica unisce. Un ultimo abbraccio per salutarci. Mi mancherà così tanto.

Il mio cuore di lupo batte più forte per un istante e poi si calma. È quello il branco, è quella la luna più luminosa. Mi viene voglia di ululare ancora, come all’inizio di Full Moon Madness, all’unisono, per dire tutto quello che le parole tradiscono.


(Type O Negative - Love you to death)

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