~ ..la Volpe Funambola ammazzaprincipi.. ~
~ Fragile ~

"...Sometimes it feels it would be easier to fall
than to flutter in the air with these wings so weak and torn..."

Original Blog -> Nepenthe


- EviLfloWeR -

* photos on flickr *
Lunacy 2 - Lunacy 3 - Lunacy 4
Lunacy 5 - Lunacy 6 - Lunacy 7 - Lunacy 8
Lunacy Ph

"Do asilo dentro di me come a un nemico che temo d’offendere,
un cuore eccessivamente spontaneo
che sente tutto ciò che sogno come se fosse reale;
che accompagna col piede la melodia
delle canzoni che il mio pensiero canta,
tristi canzoni, come le strade strette quando piove.
"

- F. Pessoa -

~ REMEDY LANE ~

- We’re going nowhere...All the way to nowhere –



"Forse sono l’uomo con le leggendarie quattro mani
Per toccare, per curare, implorare e strangolare.
Ma io non so chi sono,
e tu ancora non sai chi sono..."

F. R.

domenica 21 agosto 2016

There is no one to blame...

...but me.

(Shamrain - To Leave)


Vorrei raccontarti di quando caddero le stelle e persi me stessa. Vorrei farti i vedere i sogni prendere la forma di una lucida follia senza ritorno. Vorrei spiegarti perché i desideri hanno la profondità di due occhi verdi che si perdono nella luce del tramonto, perché la voce di Mika Tauriainen suona come neve mai caduta in inverni dimenticati, perché le cose si rompono e non ce ne facciamo una ragione neanche dopo molti anni.

Vorrei poterti parlare dell'amore come nessuno lo ha fatto mai, descriverti la sua voce, il modo in cui mi guardava, le poesie meravigliose che ci siamo scritti, le tragedie che si sono consumate nella distanza infinita di una retta che collega infiniti punti, destinati a congiungersi senza futuro. 


Vorrei darti il mio cuore affinché tu possa vivere la favola come l'ho vissuta io, senza tramite di parole, giudizi, interpretazioni. Ma la verità è persa per sempre, sepolta sotto i cocci delle certezze infrante, e non c'è modo in cui io possa davvero raccontartela. 

Serbiamo tesori inestimabili di ricordi soltanto nostri, celati nelle profondità della memoria. Quelli di cui non parliamo mai, se non in qualche serata un po' alcolica, per metafore o allusioni, senza dire poi nulla, lasciando che le parole incespichino e si perdano nei discorsi di qualcun'altro che inevitabilmente ci parlerà sopra.

Vorrei che ci fosse un modo di raccontare la storia d'amore più bella che io abbia mai vissuto senza sentire il peso della colpa.



Vorrei che quel bracciale non si fosse mai rotto. Sette anni sono davvero tanti. Mi sono sempre chiesta come sarebbe successo, quando o perché. Immaginavo che avrei recepito una sorta di segno, così come è sempre stato con lui: un labirinto di coincidenze e magie difficili da spiegare.
Invece no...in una sera di fine estate, al ritorno dalle vacanze, a pochi giorni dall'acquisto della casa, in un periodo in cui tutto sembra cambiare eppure niente viene stravolto....*fran*. Rotto.


“A me m'ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran. Non c'è una ragione. Perché proprio in quell'istante? Non si sa. Fran." (Baricco)

Sorrido al ricordo di quel giorno, al pretesto che ci ha portati ad avere quei due fili di stoffa e ad intrecciarli con le nostre mani, le nostre vite, i nostri desideri che avevano un destino già segnato.
Tanto più ci sentivamo fragili e senza futuro, tanto più era smisurata la bellezza effimera del nostro sogno.

Non sono mai guarita davvero. Ho perso tutto e avuto ogni cosa nello stesso istante.
Niente è più stato lo stesso nella mia vita. La purezza delle certezze, persa per sempre.



Ho una foto di quei giorni, e anche a distanza di tanto tempo mi trasmette intensamente la desolazione e la forza che ho provato in quei momenti. 
E' strano vedere la mia pelle ancora candida e quasi del tutto inviolata. Ma covavo nelle viscere tutto il nero che poi sarebbe trapelato, un po' per volta, lasciando le cicatrici che ora mi porto addosso sotto forma di inchiostro. 
E' iniziato tutto da lì, da un sogno, una spirale...una voragine.
My story to tell.

"We've come too far, not another day...no more 
there is no return, no words to explain
no excuses left to make, there is no one to blame
there is no one else to blame...but me."




mercoledì 27 luglio 2016

What the soul hides...

...ink tells.

Pensavo di scrivere un post sul mio ultimo tatuaggio, ma non lo farò. O forse centrerà anche lui, in qualche modo.

L'altra sera siamo passati in moto per il centro di Padova. Fa un caldo atroce in questi giorni, ma la brezza serale è un sollievo immenso per il motociclista. Ce la siamo presa con calma, passando per diverse strade e lasciando fluire i pensieri dopo una giornata lavorativa intensa come mille altre, tutte uguali. "Everyday is exactly the same..." - lo sa spiegare così bene Trent.
Ecco, mi sono già persa. Forse dovrei andare a morire sul divano guardando una sfilza di telefilm, o finire le millemila foto accumulate (sia stramaledetto il mio secondo lavoro) o  magari buttarmi a letto e riposare una buona volta gli occhi.
Invece no, starò qui a scrivere e contemporaneamente maledirmi mentalmente perché non ne sono più in grado, non come una volta.
Dicevo..

Passo per queste strade, con l'aria sul viso e la puzza di una città inquinata da fare schifo, e mi guardo intorno con la pacata rassegnazione di chi sa già che è cambiato tutto. Eppure ci sono cose che restano sempre uguali pur mutando leggermente aspetto, cose dall'essenza eterna, che si prestano così bene ai desideri della memoria.
Il Maldura è sprangato, visto l'orario, ma si erge splendido e maestoso...o forse è un po' in rovina? E' decadente, questa è la verità, ma io lo vedo monumentale e denso di significati. La statua di Petrarca è sempre lì, nella stessa maledetta posizione che se ora ci penso non la ricordo, ma vedendola potrei riconoscerla tra mille. L'inconscio ricorda a perfezione cose che la ragione offusca.

Su quei gradini ho lasciato così tanti pezzi di vita che vederli vuoti e macchiati da banali immondizie mi riempie l'anima di sconforto. Mi chiedo se odorino un po' anche di cipolla e di kebab, con tutti i pranzi consumati così, tra i libri dell'università e le chiacchiere fantasy.

Percorro le strade che ho fatto a piedi ogni stramaledetto giorno della mia vita per interminabili lunghissimi anni, ed immagino me stessa lì sul marciapiede, la borsa a tracolla pesante come un macigno per via dei libri, l'abbigliamento rigorosamente nero e un po' trasandato da brava nerd sfigata, il viso struccato e diafano, i capelli biondi.
Immagino di avvicinarmi a quella ragazza che non mi assomiglia e di sussurrarle all'orecchio. Vorrei dirle che tra dieci anni sarà tutto molto diverso, ma che lei sarà ancora lì, sulla stessa strada, e rincorrerà come perle preziose che cadono a vuoto in un precipizio tutti i ricordi più cari. I ricordi che per quella ragazza ora sono presente. 
Dovremmo sempre apprezzare di più il presente. Viverlo, spremerlo, buttarcelo addosso ed andarci in giro fieri come fosse la cosa più importante che abbiamo. Perché lo è davvero...importante. Ma soprattutto è insostituibile.

So perfettamente che non percorrerò mai più quella strada con gli stessi occhi e lo stesso cuore, potrei farla altre cento volte ma non sarà mai più lo stesso. Io non sono la stessa.
Vorrei dirle che è bella, che è speciale, e di smetterla di farsi paranoie e di starsene nel suo mondo convinta che verranno tempi migliori, tempi in cui si prenderà le sue rivincite e avrà modo di pensare più a vivere che a studiare. Vorrei urlarle di uscire, di fare cazzate, di ubriacarsi e di passare più tempo con quelle persone che ama. Ma lei non mi sente, ed io sono solo l'ombra dei desideri che un tempo ho avuto.
Vorrei dirle che si innamorerà ancora e che farà cazzate enormi. Ma che non guarderà più con la stessa meraviglia due occhi azzurri e non ci saranno altre favole su cui costruire assiomi e stelle vergini su cui trapiantare sogni. Vorrei poterle spiegare che nonostante tutto sarà forte, e che non smetterà di volare sempre più veloce di dove arrivano i suoi passi.

Se potesse sentirmi forse cambierebbe tutto, o magari no. 
Siamo in potenza un uragano di possibilità, ma preferiamo dormire tra la tempesta che è stata e quella che verrà.

Lo sapevo che alla fine il cerchio si sarebbe chiuso. E' così che funziona, è così che tutto acquista senso solo dopo molti anni, quando il pensiero abbraccia il senno di poi e la coscienza di sé traccia mappe chiaramente leggibili. 
Ma è sempre troppo tardi. Restano la nostalgia e la consapevolezza. Non ho certo imparato dai miei errori. Ma dormo in mezzo alla tempesta, e urlo verso la luna.




"Men with both roots and wings
they tie us down and ask us to leave
they are teachings unheard, they are bodies on smoke

Men with both roots and wings
at a singular voice we moan
our teachings mislead, our teachings like smoke

we sleep between the storm that was
and the wind which has to come



We've learnt to learn everywhere
and the very own nature has taught us to wait
difference does sound like sin, equality reliefs
and that fame rhymes with hate yet everything is fair
on the intervals of your death

misguided demons or forthcoming heroes
each one with an important name
nothing else than an important name.

Men with both roots and wings
at a certain time we are one
our little tricks, our innocence stubborn

Men with just little wings, men with just little minds
Men with just little eyes, men with just little deeds

sleeping between the storm that was
and the wind which fails to come (and finally)
blow us away."